Poi l’accusa agli Usa: «Interferenza nella regione una realtà»

Le tensioni tra Israele e Iran aprono nuovi scenari nell’ambito del conflitto in Medio Oriente. Fin qui, quello tra i due paesi, è stato un “botta e risposta” senza gravi conseguenze, ma la comunità internazionale nutre timori circa la possibilità di una situazione che possa sfuggire presto di mano. Sull’attacco di Israele di sabato scorso, Teheran ha fatto sapere in questi giorni che potrebbe ricorrere a «tutti gli strumenti disponibili per rispondere in modo deciso ed efficace all’aggressione del regime sionista». Oggi il ministro della Difesa iraniano, Aziz Nasirzadeh, ha dichiarato che la mossa israeliana non ha causato «alcuna interruzione nel processo di produzione di sistemi offensivi come i missili». «Il regime di Israele ha utilizzato lo spazio aereo di alcuni paesi, oltre a quello dell’Iraq, per condurre i suoi recenti attacchi all’Iran», è stata invece l’accusa del ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, il quale – citato dall’agenzia Irna – ha sottolineato anche che «la presenza e l’interferenza degli Stati Uniti e delle sue forze militari nella regione sono una realtà, al punto che hanno fornito un corridoio aereo in Iraq ai jet da combattimento sionisti per attaccare l’Iran sabato mattina». Nel frattempo proseguono i colloqui tra Israele e Hamas, ripresi da alcuni giorni, per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Secondo fonti citate dall’Afp, i mediatori potrebbero proporre una tregua a breve termine («di meno di un mese»), così da favorire lo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi e l’aumento degli aiuti destinati alla popolazione. L’obiettivo sarebbe quello di compiere un primo passo in direzione di un accordo permanente.