di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
Le recenti elezioni regionali in Liguria hanno portato alla riconferma del centrodestra, con Marco Bucci vincitore contro Andrea Orlando, candidato del «campo largo» di sinistra. Un risultato da interpretare riflettendo in particolare su due elementi. Innanzitutto, il futuro della coalizione di sinistra, che fatica a consolidarsi come opzione unitaria e proposta alternativa di governo, locale come nazionale. La coalizione guidata a livello nazionale da Shlein, che comprende diverse forze di sinistra tra cui il Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, mostra vulnerabilità strutturali. La sua frammentazione, l’assenza di un progetto comune di governo, le incompatibilità di visione, minano la forza elettorale complessiva della compagine. Il Pd, partito strutturato e con un bacino elettorale stabile, regge e si afferma, a scapito di un M5s ormai in caduta libera. E poi, come sottolineato dallo stesso Orlando, la litigiosità ed i voti persi con i veti incrociati tra liste penalizzano ulteriormente la coalizione, evidenziando l’urgenza di un progetto coeso e stabile per il centrosinistra che, attualmente, però, sembra difficilmente raggiungibile, in attesa dei prossimi appuntamenti elettorali di Umbria ed Emilia Romagna. D’altra parte, la vittoria del centrodestra testimonia la continuità del sostegno degli elettori a questo schieramento, confermando una fiducia nella proposta politica della coalizione guidata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il successo di Bucci segue una linea di apprezzamento non solo per il candidato, ma anche per la coalizione, per la linea di concretezza ed attenzione verso lo sviluppo sociale ed economico, sia a livello nazionale che locale, nonostante il contesto di controversie legato alla vicenda legale che ha coinvolto il governatore uscente Giovanni Toti. La questione non ha danneggiato la coalizione, anzi, segna una crescente disaffezione dell’elettorato rispetto ad una magistratura percepita come troppo politicizzata. Come è stato notato da molti osservatori e diversi esponenti del centrodestra, tra i quali il vicepremier Antonio Tajani, che hanno interpretato il risultato come un segnale chiaro di disapprovazione verso quelle che sono state avvertite come interferenze del potere giudiziario verso quello politico, suggerendo anche che questo appuntamento politico ligure abbia rappresentato un momento definitivo di svolta rispetto alla stagione di inchieste che aveva caratterizzato gli anni di «mani pulite». Due elementi sui quali riflettere. In modo particolare, sarebbe necessario un serio ed obiettivo ragionamento sul secondo, perché, per la tenuta della coesione sociale, è fondamentale che si mantenga la fiducia popolare verso la magistratura, pilastro del sistema democratico, una fiducia che si può conservare, però, solo attraverso un comportamento inequivocabilmente super partes.