Netanyahu: «In guerra contro asse del male dell’Iran»
Arrivati a questo punto, forse, non è più una questione di “se”, ma di “quando”. Dopo l’attacco di Teheran a Israele con circa 180 missili balistici – una risposta per l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in Libano –, la comunità internazionale è in attesa di capire quali saranno le prossime mosse di Israele. Entrambe le parti minacciano rappresaglie più gravi di quelle precedenti in caso di attacchi e il rischio di un’ulteriore escalation, di una guerra regionale su larga scala, appare oggi concreto. «Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l’asse del male dell’Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l’aiuto di Dio, vinceremo insieme», ha detto nelle scorse ore in un video il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Il presidente americano, Joe Biden, a domanda diretta, ha espresso contrarietà all’ipotesi – circolata nella giornata di ieri, tra le varie – di raid israeliani contro siti nucleari iraniani, confermando le discussioni in corso e che la risposta di Israele all’Iran «deve essere proporzionata». Oggi è stato il turno del premier spagnolo, Pedro Sanchez, a richiamare le parti in causa alla moderazione durante un intervento pubblico a Madrid. «È necessario evitare un’escalation di conseguenze imprevedibili. Condanniamo gli attacchi dell’Iran contro Israele, ma allo stesso tempo esigiamo un cessate il fuoco a Gaza e in Libano e che il diritto internazionale sia rispettato», la sua posizione. Perché nel frattempo proseguono le operazioni dell’Idf nel sud del Libano, dove i militari continuano a invitare i civili a evacuare le aree interessate da possibili offensive. Oltre il confine si continuano a registrare, infatti, scontri con le milizie di Hezbollah.