Cina e Usa vogliono migliorare il coordinamento su questioni sanitarie
Se l’industria farmaceutica europea non inizia a cambiare passo, sono dolori. Secondo quanto riferito dall’agenzia Nova, che riporta la stampa cinese, Stati Uniti e Cina hanno concordato di migliorare il coordinamento multilaterale sulle questioni sanitarie. Questo l’esito del viaggio a Washington, dal lontano 2017, compiuto da una delegazione guidata dal vicecapo della Commissione sanitaria nazionale cinese, Cao Xuetao. A colloquio con il vicesegretario al dipartimento della Salute degli Stati Uniti, Andrea Palm, Cao ha affermato che «la cooperazione tra le due principali economie del mondo è fondamentale per la sicurezza sanitaria globale».
Sì, preoccupante, ma non cadiamo dal pero. Nel suo Piano sulla Competitività dell’Unione europea, l’ex presidente della Bce e ex premier italiano, Mario Draghi, ha dedicato decine di pagine all’industria farmaceutica, indicando i correttivi necessari per tenere testa alla concorrenza, rappresentata da Stati Uniti e Cina. «Anche la farmaceutica è un settore di importanza geostrategica, come dimostrato dalla pandemia di COVID-19. La capacità di sviluppare, produrre e somministrare rapidamente vaccini è stata fondamentale per consentire la ripresa economica dell’UE». D’altronde, il settore farmaceutico globale è il quarto mercato più grande al mondo misurato in termini di vendite nette e il terzo più grande in termini di profitti complessivi. Secondo Draghi, il mercato globale dei medicinali (1,2 trilioni di euro nel 2022 a prezzi ex factory) dovrebbe crescere fino a 1,9 trilioni di dollari (1,76 trilioni di euro) entro il 2027. Meditate gente.