Le sfide centrali

L’Europa, secondo Mario Draghi, ha le basi per essere un’economia altamente competitiva, poiché rappresenta il 17% del prodotto interno lordo mondiale, ma la sua crescita è rallentata da alcuni fattori, ad iniziare dalla scarsa produttività. Finora l’Europa aveva poggiato la propria crescita su tre condizioni esterne – commercio internazionale, energia e difesa -, che oggi però stanno venendo meno, per come le abbiamo conosciute dalla Guerra fredda in poi. Negli ultimi vent’anni, è aumenta la distanza dagli Stati Uniti d’America, mentre la Cina ha superato il Vecchio continente. È quindi fondamentale dare risposte a tre sfide: l’innovazione, i prezzi energetici, la riduzione della dipendenza in termini geopolitici. In un tale scenario, Draghi propone ai leader europei l’adozione di una nuova strategia, puntando in maniera decisa sull’innovazione, sulla progressiva decarbonizzazione e sul rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento delle materie prime, così da ridurre i rischi da dipendenza. Fra gli elementi essenziali di questa strategia, troviamo la piena attuazione del mercato unico, la definizione di politiche industriali coerenti, la valorizzazione della concorrenza, la revisione della governance. Molto, però, dipende dal finanziamento degli interventi: l’ex premier italiano stima che possano servire risorse per cinque punti percentuali di prodotto interno lordo, quasi tre volte in più rispetto al Piano Marshall. Draghi, però, auspica che ciò avvenga preservando il modello sociale inclusivo europeo.