L’intervento del premier israeliano all’Onu
Mentre proseguono gli scambi di colpi tra Israele e Hezbollah – ancora oggi il gruppo palestinese ha rivendicato il lancio di razzi, mentre ieri nel corso di un’operazione su Beirut l’Idf ha ucciso il comandante del sistema di difesa aerea di Hezbollah, Mohammed Surur, ma in generale sono centinaia le vittime da lunedì – la crisi sembra lontana dal trovare una soluzione. Del resto, nel giorno in cui il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, interviene all’Assemblea generale dell’Onu, le operazioni proseguono. «Il mio paese è in guerra, combatte per la sua sopravvivenza. Ma dopo aver sentito le bugie e le calunnie contro il mio paese da molti oratori su questo podio, ho deciso di venire e mettere le cose in chiaro», ha esordito Netanyahu nel suo discorso all’Onu (alcune delegazioni hanno lasciato l’aula). «Hamas deve andarsene, se rimane al potere continuerà ad attaccare», la posizione espressa dal premier israeliano. Poi un avvertimento all’Iran: «Se ci attaccate, vi colpiremo». Quanto a Hezbollah, «finché sceglie la guerra, Israele non ha alternative». Già ieri, al suo arrivo a New York, aveva affermato al riguardo che «la guerra continuerà fino a quando non saranno raggiunti tutti gli obiettivi». Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha oggi affermato, riportano i media, che verranno intensificate le operazioni per colpire gli obiettivi Hezbollah. La comunità internazionale prova a scoraggiare Israele al fine di evitare un’ulteriore escalation regionale. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito, tra gli altri, che «non possiamo avere una guerra in Libano» e che «Israele deve porre fine ai raid e Hezbollah deve abbandonare la logica della rappresaglia».