Manovra: extraprofitti o contributo? Allo studio la soluzione. Urso: «Nessuno ha mai parlato di tassa. Siamo culturalmente contrari a misure di questo tipo»
Governo a caccia di risorse per una manovra da almeno 25 miliardi di euro e che, per la scelta di mettere al centro famiglie e imprese, sta tentando di far contribuire allo sforzo non indifferente per l’esecutivo, data la situazione dei conti pubblici e la procedura per deficit eccessivo aperta dalla UE, chi più in questi anni ha generato profitti, cioè le banche, le assicurazioni e il settore energetico. Non senza distinguo più terminologico che di sostanza tra gli esponenti delle forze che compongono la maggioranza: è più opportuno parlare di “tassa” sugli extraprofitti, che ha più il senso di una misura strutturale, o di “contributo”, che, invece, fa pensare ad una misura meno rigida? «Credo serva rispetto per il settore bancario» e «dialogo con il settore bancario e assicurativo», ha detto oggi il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, a margine della VI Giornata dell’investitore internazionale organizzata da Febaf, nel rispondere a una domanda sull’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti delle banche. «In un Paese civile ogni cosa che si fa è frutto di collaborazione concordata nell’interesse generale e questo il governo sta facendo», ha concluso Freni. Dalle sue parole, quindi, si evince che governo e banche stanno “dialogando” per una «soluzione concordata» al fine di arrivare a una forma di contributo alla manovra del Governo. Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, è convinto che «tutti faranno spontaneamente e felicemente la loro parte per contribuire alla crescita del Paese. Se chiediamo un contributo agli artigiani e agli operai, sicuramente anche i grandi gruppi bancari e assicurativi faranno loro parte».