«Non ho nulla di cui pentirmi o da patteggiare perché ritengo di non essere un sequestratore né un delinquente»
«Non ho nulla di cui pentirmi o da patteggiare perché ritengo di non essere un sequestratore né un delinquente, ma un ministro che ha fatto il suo dovere». Il leader della Lega, Matteo Salvini, torna a difendersi così contro la richiesta a sei anni di reclusione da parte della Procura di Palermo sul caso Open Arms, che ha riacceso il dibattito politico sulla gestione dei flussi migratori, un tema permanentemente attuale e che per questo è in cima alle priorità dell’agenda del governo italiano e non solo, come dimostrano le recenti decisioni in materia prese dagli esecutivi dei nostri partner europei, con la Germania che ha sospeso il Trattato di Schengen per sei mesi e i Paesi Bassi che hanno comunicato alla Commissione europea la richiesta di un’esenzione dal rispetto delle politice migratorie dell’Unione europea. Salvini assicura che le decisioni prese nel 2019 nelle vesti di ministro dell’Interno non hanno infranto nessuna norma: «Ho salvato vite, applicato la legge, difeso i confini, ridotto il numero di morti, dispersi e feriti, ho ridotto anche il numero dei costi e problemi per gli italiani, difendere i confini non è un reato, sei anni di reclusione è la richiesta della pubblica accusa, ci sarà un giudice che deciderà».