di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
Importante vertice inaugurato oggi a Cagliari, che fino a venerdì ospiterà il G7 Lavoro. Si parlerà di intelligenza artificiale, invecchiamento attivo, competenze, inclusione e sicurezza. Argomenti da cui dipendono il presente e il futuro, purché, come detto dal ministro Calderone, in una visione «umanocentrica».
L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro, intorno al quale si moltiplicano studi e ricerche, si collega ai trend demografici e all’invecchiamento della popolazione, problemi con cui si misurano gran parte delle economie occidentali. Così come formare le competenze idonee a intercettare il lavoro è essenziale soprattutto per l’Italia, Paese in cui l’occupazione continua a crescere, ma a fronte di una diminuzione della produzione industriale (basti pensare al crollo del manifatturiero), di una scarsa produttività del lavoro e di un basso livello dei salari reali.
Il punto fondamentale, in tema di intelligenza artificiale, è affrontare e non subire le grandi trasformazioni del nostro tempo. Mentre noi “addetti ai lavori” parliamo, discutiamo, lanciamo idee e soluzioni, la realtà ovvero le tecnologie continuano, “noncuranti” di noi e delle nostre difficoltà, ad avanzare. È noto ormai a tutti che l’intelligenza artificiale e l’automazione possono mettere a rischio milioni di lavoratori italiani. Più soggetti alla sostituzione sono i “colletti bianchi”, meno i lavoratori manuali e gli artigiani, data la peculiarità, “strettamente umana”, della loro professione.
Ecco perché come UGL, anche oggi, chiediamo alla politica e, quindi, ai ministri del Lavoro riuniti a Cagliari, di avere come obiettivo prioritario la salvaguardia del mondo del lavoro e della società, passando attraverso, e non evitando, i cambiamenti in atto. Ci vuole lungimiranza, accompagnando i lavoratori di oggi a riqualificarsi e quelli di domani a formarsi in base alle prospettive del mondo del lavoro. L’ausilio, che in termini di sicurezza sul lavoro, l’intelligenza artificiale può rappresentare per i lavori pesanti e non è oltremodo importante, ma pone non facili domande in termini di etica.
Altrettanto fondamentali sono le relazioni tra capitale e lavoro le quali, alla stessa stregua dei cambiamenti in atto, devono abbracciare una nuova visione in chiave partecipativa. Evoluzioni, più che cambiamenti, che possono essere affrontate e governate, purché in modo consapevole, pragmatico e non ideologizzato, difendendo e riaffermando quei valori universali che sono alla base di ogni progresso economico e sociale.