Ieri il vertice sulla manovra. Dal governo stop alla «stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato»

«Aumentano i lavoratori, aumenta l’occupazione femminile, aumentano le persone che vogliono mettersi in gioco e investire sulla propria professione. Avanti su questa strada, per un’Italia che investe sul lavoro, sulla crescita e sul suo futuro». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato via social i dati diffusi dall’Istat nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana. I dati economici perlopiù positivi che il nostro paese ha registrato negli ultimi mesi sono un viatico in vista della manovra, che però sarà orientata a un mix di prudenza e sostegno a famiglie e imprese. Un diktat che, non a caso, è emerso ancora ieri durante il vertice di ieri sulla legge di bilancio a Palazzo Chigi cui hanno partecipato, oltre a Meloni, i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, più il capo politico di Noi moderati, Maurizio Lupi, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Una riunione in cui, è stato in seguito spiegato attraverso una nota congiunta, «è stata ribadita la volontà di proseguire nel solco di una politica di bilancio seria ed equilibrata, confermare quanto di buono è stato fatto e verificare cosa di nuovo può essere attuato concentrando tutte le risorse a disposizione sulle priorità già indicate (famiglie, imprese, giovani e natalità), mettendo definitivamente la parola fine alla stagione dei bonus che hanno dimostrato non produrre alcun risultato». “Futuro”, poi, è l’altra parola chiave usata oggi da Meloni. Un futuro che deve comprendere anche l’UE, su cui ieri Mario Draghi si è espresso in merito al suo rapporto sulla competitività, relazione che in Italia ha trovato un plauso più o meno trasversale. In un’intervista al Foglio, il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, osserva «che una parte delle tesi di Draghi hanno ricalcato le nostre», anche se, aggiunge, bisognerà poi «capire come verranno declinate da un punto di vista pratico». «L’unico modo per diventare più produttiva per l’Europa è cambiare radicalmente», il suo ragionamento.