Chi vorrà acquisire gli stabilimenti, non potrà licenziare per almeno due anni
Entra nel vivo la procedura che dovrebbe portare alla cessione degli ex stabilimenti Ilva con le federazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb che insistono sul mantenimento dei livelli occupazionali e sull’unitarietà della produzione, cosa quest’ultima che non farebbe vedere bene una ipotesi di spezzatino. Il 20 settembre scade, infatti, il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse. Come già anticipato dal ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, più o meno formalmente, sono già diversi i soggetti imprenditoriali che sarebbero intenzionati a farsi avanti. Si è parlato, fra gli altri, del gruppo Marcegaglia, di Sideralba, della canadese Stelco, degli indiani Vulcan Steel di Jindal e Steel mont e degli ucraini di Metinvest. Il tutto senza escludere la possibilità che, in corso d’opera, qualcuno di questi interessamenti possa convergere in una proposta unica. Il ministero, cercando di venire incontro alle richieste dei sindacati, ha posto alcuni paletti, il primo dei quali è il mantenimento dei livelli occupazionali per almeno un biennio. Per acquisire l’intero pacchetto dovrebbero servire 1,5 miliardi di euro, anche se, è evidente, molto dipenderà dalla qualità della proposta pure in prospettiva futura. Intanto, con il decreto fiscale, il governo ha dato il via libera all’amministrazione straordinaria ad utilizzare le risorse per il risanamento ambientale.