Investimenti in arrivo da Pechino per Industria Italiana Autobus, tra speranze per il rilancio di un’azienda in crisi e preoccupazioni per il futuro della produzione Made in Italy
Industria Italiana Autobus, l’azienda italiana nata dalla fusione della ex BredaMenariniBus di Bologna e della ex Irisbus di Flumeri, in provincia di Avellino, azienda strategica per la produzione di autobus, ma in difficoltà, con 30 milioni di euro all’anno di perdite, ma anche commesse già acquisite per la produzione di 500 bus, potrebbe aprire le porte ad un investitore cinese, pronto ad acquisire il 25% delle quote della società. Un partner che si affiancherebbe al gruppo Seri Industrial, guidato dalla famiglia Civitillo, attualmente proprietario del 98% della società dopo la cessione da parte di Leonardo e Invitalia, gruppo che, comunque, manterrebbe la maggioranza anche dopo l’ingresso del partner asiatico. L’annuncio del possibile ingresso di un partner cinese, in fase avanzata di discussione, è avvenuto a Roma al Mimit, durante un incontro con il ministro Adolfo Urso, ed è stato accolto dai sindacati con speranza, dato l’intento di rilanciare la produzione italiana di bus e veicoli commerciali, per eguagliare aziende simili che, ad esempio, nella vicina Francia occupano 2mila addetti e hanno commesse per 2.500 bus, ma anche con preoccupazione, per il timore che l’ingresso del partner asiatico possa ridurre l’indipendenza produttiva dell’azienda italiana, trasformandola in un veicolo di commercializzazione per autobus cinesi nel nostro Paese ed in Europa. Sospeso, comunque, il trasferimento di 77 lavoratori da Bologna a Flumeri, in vista anche dell’assunzione di nuovi lavoratori: 60, di cui 40 ingegneri, a Bologna e 180 a Flumeri. Seri Industrial, nell’ambito di un piano industriale da condividere in una serie di confronti con i rappresentanti dei lavoratori, ha infatti annunciato l’intenzione di concentrare la ricerca e sviluppo nella sede emiliano-romagnola e di trasferire la produzione in quella campana, mentre Urso ha rassicurato che i veicoli, anche con il possibile ingresso degli investitori asiatici, saranno interamente «Made in Italy» e che il nuovo piano industriale manterrà la produzione nel nostro Paese.