Dopo un anno di sperimentazione, le adesioni sono inferiori alle stime iniziali

Proprio nel momento in cui il mercato del lavoro ha raggiunto i suoi massimi di sempre sia in termini di occupati, oltre 24 milioni, che per il tasso di disoccupazione, sceso al 6,5%, continua a preoccupare il dato sugli inattivi, soprattutto con riferimento alle vaste sacche di marginalità, difficili da intercettare per ragioni diverse. Ad un anno dall’entrata a regime del Supporto per la formazione e il lavoro, i numeri non appaiono soddisfacenti, nonostante il forte impegno del ministero del lavoro e delle sedi territoriali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Come si ricorderà, il Reddito di cittadinanza è stato sostituito da due strumenti, l’Assegno di inclusione, riservato ai nuclei familiari più fragili. e, appunto, il Supporto per la formazione e il lavoro, rivolto alle persone di età compresa fra 18 e 59 anni, abili al lavoro e senza carichi familiari. La norma prevede il riconoscimento di un assegno da 350 euro mensili a fronte di una partecipazione attiva del beneficiario. Al momento, però, le domande accolte sono all’incirca 100mila, cifra molto più bassa rispetto alle previsioni, che avevano fissato l’asticella nel primo anno a 350mila, con una ulteriore crescita fino a 615mila. Il risultato è che sono stati spesi finora 100 milioni sul miliardo e mezzo preventivato. La questione potrebbe, quindi, tornare di estrema attualità nelle prossime settimane con la legge di bilancio.