di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Un articolo pubblicato oggi su La Verità mette in luce le gravi difficoltà che l’industria della componentistica automobilistica italiana ed europea sta affrontando a causa delle politiche di transizione verso l’elettrico. La riduzione della domanda per veicoli elettrici, il calo delle vendite di auto tradizionali e la conseguente crisi delle aziende hanno determinato un aumento della cassa integrazione del 28% nei primi sette mesi del 2024 e una prospettiva di perdita di 40mila posti di lavoro entro il 2030, mentre la Cig per l’intero comparto automobilistico è cresciuta del 18%. II flop delle auto elettriche, che non riescono a decollare fra i consumatori a causa del combinato disposto fra prezzi alti nonostante gli incentivi e stallo del potere d’acquisto di stipendi e salari, ha messo in ginocchio il comparto: un’azienda su due rischia di chiudere entro cinque anni. Anche a causa, poi, della concorrenza, soprattutto cinese: tra le – poche – auto elettriche vendute, svettano quelle di produzione cinese, più economiche e, di conseguenza, le principali case automobilistiche, in particolare quelle tedesche, stanno ripensando i loro investimenti nell’elettrico, aggravando ulteriormente la situazione per la filiera industriale europea. Lo chiariscono i dati: fra le auto immatricolate in Europa nei primi sette mesi del 2024, solo il 13,8% sono elettriche ed in Italia la quota scende al 3,9%. Ed anche per gli altri modelli di auto la produzione scende, in Italia del 32%, in Francia del 7,6%, in Germania del 6% nei primi sei mesi del 2024. Nonostante questo, l’Ue, come denuncia lo stesso articolo, continua ad essere accecata dal «miraggio verde», con la prospettiva di un totale abbandono delle auto alimentate da combustibili fossili entro il 2035, ignorando gli evidenti segnali di crisi e i dati che mostrano come la scelta green, allo stato attuale delle cose, risulti controproducente dato l’impatto negativo sui lavoratori e sul tessuto industriale. E la situazione politica che si è creata nelle Istituzioni europee, dove, nonostante le richieste di cambiamento da parte della popolazione, la scelta di Ursula von der Leyen di fondare il proprio secondo mandato anche sull’alleanza con i Verdi, non lascia ben sperare. Eppure di fronte alla realtà economica e sociale, anche l’Ue dovrà necessariamente rivedere le proprie politiche, con piani di sostegno che consentano una transizione controllata, sia a supporto dell’industria automobilistica e della componentistica europee, che devono diventare anche attraverso il potenziamento del settore ricerca e sviluppo, protagoniste e non vittime di questa transizione, che per sostenere – tema tutt’altro che irrilevante – la creazione delle infrastrutture collegate all’elettrificazione. Se transizione ecologica deve essere, che sia graduale e sostenibile, proteggendo l’occupazione e il patrimonio industriale.