di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Una ricerca di Intesa San Paolo e Adapt attesta l’incremento dei contratti di apprendistato: in base ai dati di Sviluppo Lavoro Italia, l’utilizzo di questi contratti è aumentato del 57%. Non solo, le Fondazioni Its attive nei percorsi di apprendistato registrano che l’86% dei diplomati è inserito nel mondo del lavoro a un anno dal completamento degli studi. Cresce, poi, l’interesse verso l’Its Academy, ovvero quattro anni di scuola superiore e due di specializzazione, che ad oggi, con 30mila studenti, ha raddoppiato il numero degli iscritti. Ancora non abbastanza, se le imprese lo scorso anno hanno richiesto 47mila ragazzi provenienti dalle Its Academy ma ne hanno trovati molte migliaia in meno. L’aumento dei contratti di apprendistato, anche attraverso gli Its e gli Its Academy, è un segnale positivo per il mercato del lavoro italiano, ma presenta anche sfide che devono essere attentamente considerate. Positivo, nell’ottica di una maggiore occupabilità dei giovani, lo sviluppo di un sistema di formazione più connesso alle esigenze delle imprese, che permetta ai ragazzi di indirizzarsi verso settori che possano consentire loro un concreto inserimento lavorativo e quindi sociale, per superare quel mismatching fra competenze possedute dai giovani e professionalità richieste dalle aziende che trattiene molti giovani nel limbo della disoccupazione e della sotto-occupazione, con svantaggi personali e per l’intera collettività ed anche il governo sembra voler andare in questa direzione. I dati di oggi ci dicono che il tasso di disoccupazione giovanile è al 20,8%, in calo, ma ancora alto rispetto ad una media italiana da record, con un tasso generale al 6,5%, ai minimi dal 2008. D’altro canto, le sfide da affrontare per uno sviluppo positivo di questo percorso sono molte. Riguardano in primo luogo la questione della salute e della sicurezza e consistono, poi, nell’assicurare prospettive di stabilità a lungo termine, facendo in modo che i contratti di apprendistato non siano utilizzati come strumento per abbassare i salari o per evitare contratti a tempo indeterminato, come una sorta di lavoro precario o a tempo determinato, ma vengano utilizzati nell’ambito di un percorso di crescita e sviluppo professionale. Interessante, poi, la proposta, del presidente di Adapt, Francesco Seghezzi, di estendere l’apprendistato, eliminando i limiti di età per favorire la riqualificazione degli adulti, anche mediante interventi normativi ed economici di sostegno. Serve una forza lavoro – giovane come adulta – che abbia le qualifiche necessarie al sistema produttivo italiano, a beneficio di entrambe le parti e della comunità nazionale nel suo complesso, sempre però sulla base di un punto fermo: un lavoro dignitoso e sicuro in modo che tutte le parti coinvolte possano trarre beneficio da queste nuove opportunità.