di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Domani scadranno i termini per l’indicazione, da parte degli Stati Ue, dei profili individuati da ognuno per il ruolo di commissario europeo e l’Italia ha ormai definito la propria scelta, che ricade sul ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, dopo l’ottima prova offerta a livello nazionale in questi due anni di incarico nel governo Meloni. Non un “semplice” ruolo di commissario, però: il nostro Esecutivo sta spingendo, sia alla luce dell’importanza dell’Italia nell’Unione, sia dei risultati elettorali ottenuti dai partiti di governo alle ultime europee, per un incarico di peso e per una vicepresidenza esecutiva all’interno della seconda Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen. Un rebus politico di non semplice risoluzione, quello di conciliare una maggiore valorizzazione dell’Italia di centro-destra a guida Meloni con la riconferma dell’alleanza tra popolari e socialisti al Parlamento europeo. Eppure, le parole pronunciate da Manfred Weber, leader del Ppe, nell’ambito degli incontri di Roma con la Premier, con Tajani e con lo stesso Fitto, lasciano ben sperare: Weber, infatti, ha ricordato che l’Italia non è affatto isolata in Europa, ha lodato l’impegno e la concretezza del governo per la riduzione degli arrivi dei migranti illegali, ha definito il nostro un Esecutivo percepito come pro-europeo e determinante nelle diverse questioni finalizzate al successo economico dell’Ue. Insomma, nonostante buona parte della maggioranza del governo italiano, compreso il partito di Meloni, FdI, non abbia sostenuto la rielezione di von der Leyen, l’Italia con tutta probabilità riuscirà ad ottenere un ruolo importante nelle Istituzioni europee, anche se resta oggetto di trattative serrate il portafoglio di incarichi che sarà attribuito a Fitto nella nuova Commissione. Un riconoscimento è doveroso, anche considerando il fatto che i risultati delle ultime europee hanno confermato il consenso degli italiani nei confronti del governo in carica, a differenza di quanto accaduto in Francia e Germania. Una presa di posizione importante, quella di Weber e quindi del Ppe, e l’auspicio è che sia confermata, perché rappresenterebbe una svolta significativa nell’atteggiamento delle Istituzioni europee, da vari punti di vista. In primis nei confronti del nostro Paese, fondatore e importante membro dell’Unione, che verrebbe, finalmente, maggiormente valorizzato, ma anche perché dimostrerebbe di voler assicurare, nonostante gli equilibri politici raggiunti nell’Europarlamento, una più ampia rappresentanza della volontà popolare nelle Istituzioni europee, non marginalizzando il vento conservatore che soffia sull’Europa, ma integrandolo negli organismi comunitari, a beneficio della coesione politico-sociale fra le varie anime della cittadinanza che compone l’Unione.