Le richieste dei governi alla Bce e le strategie dei sindacati nei rinnovi contrattuali
Vita reale ed economia si intrecciano ancora una volta in maniera molto netta. La notizia che i salari nell’Eurozona crescono, in media, meno del preventivato riapre la discussione circa le decisioni della Banca centrale europea e impongono alle parti sociali ulteriori riflessioni in vista dei prossimi rinnovi contrattuali. Tutte e due le strade, però, portano alla politica adottata dalla Banca centrale europea sui tassi di interesse che, rendendo il costo del denaro più alto, nei fatti introducono una variabile importante nelle trattative sindacali. Non è un caso che diversi governi, dopo la notizia di questo rallentamento nella crescita delle retribuzioni nel secondo trimestre (si è passati dal 4,74% del primo al 3,55%), hanno chiesto alla Bce di rivedere le politiche monetarie. Intanto, però, anche Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sia a livello confederale che di categorie, stanno ragionando sulle strategie da porre in essere. Il prossimo banco di prova per le Confederazioni è rappresentato sicuramente dalla legge di bilancio. La premier Giorgia Meloni ha già fatto sapere che è intenzione del governo prorogare il taglio del cuneo contributivo per i redditi da lavoro dipendente fino a 35mila euro, venendo incontro alle richieste soprattutto di Cisl e di Ugl, ma la partita è sicuramente più ampia in questo investe tutta la parte del welfare aziendale e agli accordi collettivi di produttività.