Alla vigilia delle consultazioni all’Eliseo, Macron deve risolvere il rebus del nuovo governo. Obiettivo del Presidente, un esecutivo moderato di centrosinistra che tagli fuori Mélenchon e Le Pen

Domani il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, incontrerà le rappresentanze dei nuovi gruppi parlamentari emersi dalle ultime elezioni, e – dopo la “tregua olimpica” dei giochi di Parigi, che purtroppo ha riguardato solo la politica interna francese e non le guerre combattute in tante parti del mondo – si arriverà alla resa dei conti. Obiettivo del Presidente la creazione di un governo di centrosinistra, senza il partito di Mélenchon, che è stato, però, fondamentale nel creare quel sistema di desistenze grazie al quale è arrivata la vittoria dell’ampia coalizione nata contro il Rassemblement National, pur maggioritario in termini assoluti, ma isolato. Il leader de La France Insoumise, tuttavia, non ci sta ad essere estromesso, non è disponibile a raggiungere accordi di governo con l’area macroniana, pretende le dimissioni di Macron e accusa il Presidente di «deriva autoritaria» e di arrogarsi il «diritto di veto sul risultato del suffragio universale», come un monarca dell’ancien régime, così Mélenchon in un’intervista al Fatto Quotidiano. Fatto sta che, per il nuovo incarico di premier, sono in pole position esponenti della sinistra moderata e riformista come l’ex primo ministro Bernard Cazeneuve ed il sindaco di Saint-Ouen, Karim Bouamrane, con il mandato di ottenere la maggioranza parlamentare, quindi i voti dei partiti sia della coalizione Ensemble di centro che di parte del Nuovo Fronte Popolare di sinistra, lasciando ai margini, però, non solo la destra di Le Pen e Bardella, ma anche l’estrema sinistra. A breve si saprà se la complessa strategia politica di Macron, il cui partito era uscito significativamente ridimensionato sia alle elezioni legislative che a quelle europee, riuscirà a dare i suoi frutti, mantenendo al potere in Francia il blocco politico di sinistra moderata.