di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL
Il settore turistico, pilastro dell’economia italiana sia dal punto di vista economico che occupazionale, si sta evolvendo sotto l’influenza delle nuove tecnologie e della crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, come sottolineato oggi in un articolo del Sole 24 Ore. Questo cambiamento sta anche portando alla nascita di nuove figure professionali, che presumibilmente diventeranno sempre più diffuse nei prossimi anni, trasformando il panorama lavorativo del settore. Un tema che merita una riflessione, soprattutto in relazione alla tutela dei diritti dei dipendenti. Certamente, le nuove tecnologie e l’attenzione all’ambiente, aspetti ormai imprescindibili per mantenere l’offerta turistica italiana competitiva a livello internazionale, rappresentano una sfida importante, ma anche un’opportunità. È dunque necessario che il nostro sistema si mantenga al passo con i tempi, garantendo parallelamente la tenuta occupazionale e la tutela dei lavoratori dipendenti. È fondamentale che questa trasformazione si traduca in una crescita qualitativa e quantitativa dell’occupazione. La creazione di nuove figure professionali è un’esigenza indifferibile per l’innovazione, ma è essenziale che queste nuove mansioni siano accompagnate da contratti e retribuzioni adeguati. La prevalenza di contratti a tempo determinato e a chiamata è già predominante in un settore come quello turistico, fortemente legato alle dinamiche stagionali, ed è opportuno che, con l’evoluzione verso modelli più tecnologici, si trovino formule in grado di armonizzare le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Questo garantirà diritti chiari, evitando un aggravamento della precarietà lavorativa e assicurando, invece, stabilità economica, salute e sicurezza sul lavoro. A tal fine, è necessario anche un impegno delle istituzioni nell’ambito delle politiche attive del lavoro e non solo: considerando che molte professioni attuali nel settore turistico richiedono un basso livello di istruzione formale, un futuro di buon lavoro e sana flessibilità richiede necessariamente formazione e riqualificazione professionale. Questo per evitare che i lavoratori meno qualificati vengano esclusi dal mercato del lavoro e, al contrario, fare in modo che la forza lavoro sia in grado di rispondere positivamente alle sfide della modernità, a beneficio dell’intero settore sia dal punto di vista della produttività che della buona occupazione. Infine, una questione di tipo “culturale”: è giusta l’enfasi posta sull’importanza della sostenibilità ambientale nel turismo. È però necessaria altrettanta attenzione nei confronti della sostenibilità sociale ed economica, che protegga i lavoratori del settore e le comunità locali coinvolte. Solo in questo modo il cambiamento potrà essere veramente positivo e inclusivo per tutti i soggetti coinvolti.