Trump con Vance, ora Harris con Walz. Vice strategici per il consenso nell’America profonda
Wasp, ovvero bianchi, anglosassoni e protestanti. La base demografica e sociale degli Usa, almeno nelle aree rurali e industriali dell’America profonda. Quella fascia di popolazione che si è sentita esclusa e penalizzata dalle politiche cosiddette «woke», destinate alle minoranze sociali ed etniche, e che invece i candidati alle elezioni per la Casa Bianca vogliono e devono includere nel proprio bacino elettorale per vincere la corsa delle presidenziali. Mantenere, nel caso di Trump, o conquistare, da parte di Harris, l’elettorato bianco sembra l’imperativo in questa fase della campagna elettorale per entrambi i candidati. Lo dimostra, nel caso di Kamala Harris, la scelta del proprio vice, Tim Walz, ufficializzata ieri alla Temple University di Philadelphia, in Pennsylvania. Una figura politica rassicurante, il 60enne del Nebraska, con un background politico importante nel Partito Democratico, dal 2019 governatore del Minnesota, ma anche ex militare, con 24 anni di servizio nella Guardia Nazionale, ed ex insegnante ed allenatore di football e per questo soprannominato «coach», scelto per convincere anche moderati ed indecisi. «La nostra campagna non è solo contro Trump, è una battaglia per il futuro», così Walz. Considerato, però, un «radicale di sinistra» da parte dei Repubblicani, che, a loro volta, hanno schierato, nel ruolo di candidato vice-presidente a fianco di Trump, J.D. Vance, politico e scrittore, senatore per lo stato dell’Ohio, noto per il suo best-seller «Elegia americana», un’autobiografia in cui descrive la propria giovinezza vissuta nell’area dei monti Appalachi, simbolo dell’America rurale in profonda crisi. La caccia al voto wasp è aperta.