di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

L’analisi annuale del Centro Studi di Confindustria, una cui sintesi è stata pubblicata oggi sul Sole 24 Ore, fornisce una panoramica dettagliata sulle attuali condizioni del mercato del lavoro italiano, con particolare riferimento alle grandi aziende, mettendo in luce vari aspetti importanti, dall’incremento dell’occupazione, alla difficoltà di reperire competenze, dall’adozione dello smart working alle iniziative di welfare aziendale. Per quanto riguarda la crescita dell’occupazione e l’incremento dei contratti a tempo indeterminato, entrambi sono segnali positivi, che suggeriscono una maggiore stabilità lavorativa. La riduzione dei contratti a tempo determinato può essere vista, invece, in modo ambivalente: da un lato come un passo verso lavori più strutturati, dall’altro come una limitazione per chi cerca flessibilità. Resta il nodo della difficoltà di reperimento delle competenze: quasi il 70% delle imprese non riesce a trovare le professionalità di cui ha bisogno e questa ennesima conferma sul mismatching sottolinea l’importanza della formazione continua e della riqualificazione dei lavoratori per colmare il gap delle competenze. L’iniziativa di molte grandi imprese di formare i dipendenti internamente è positiva, ma occorre anche altro, una complessiva modernizzazione del sistema di istruzione e formazione, indirizzata soprattutto verso le materie Stem, ed ulteriori investimenti in politiche attive del lavoro. In merito allo smart working, il maggiore utilizzo di questa tipologia lavorativa nelle grandi aziende è certamente un vantaggio per i lavoratori, migliorando l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. Bisogna tuttavia monitorarne l’utilizzo, ad esempio in merito alla salvaguardia di salute e sicurezza anche da remoto ed evitando che il lavoro agile crei ripercussioni negative dal punto di vista della crescita professionale, mentre resta il tema della disparità tra lavoratori che riescono o meno ad accedere a questo strumento in base al proprio settore professionale, con una maggiore diffusione nei servizi rispetto all’industria, ed alla grandezza dell’azienda per la quale lavorano. Infine, sempre dal punto di vista delle grandi aziende, lo studio riferisce che oltre la metà delle imprese associate a Confindustria (51,3%) adotta iniziative di welfare aziendale, fornendo supporti aggiuntivi e miglioramenti delle condizioni lavorative. Un aspetto positivo da promuovere ulteriormente e da supportare anche nelle imprese più piccole. In sintesi il quadro è positivo da vari punti di vista, anche se restano in piedi molte sfide per migliorare la situazione. Da questa analisi, ad esempio, emergono in modo particolare due esigenze, quella di colmare il gap di competenze e quella di fare in modo che le iniziative di welfare siano più diffuse e si riescano ad estendere anche ad altri settori del mondo del lavoro italiano.