di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Alla vigilia della votazione sul rinnovo del mandato a Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Ue, uno dei nodi più significativi resta quello delle politiche sulla transizione ecologica che saranno portate avanti dall’Unione nei prossimi anni. Anche per questo sarà dirimente comprendere se l’asse della nuova maggioranza europea sarà inclinato verso i verdi o su un maggiore dialogo con i conservatori e quali saranno i nomi dei nuovi Commissari. Il problema della transizione green resta infatti significativo, sia a livello sociale che economico, e le formazioni di destra nelle loro varie sfaccettature l’hanno sottolineato durante la campagna elettorale, chiedendo un cambiamento e raccogliendo, anche per questo, molti consensi fra i cittadini europei. Dal punto di vista sociale, se ne parla oggi su Panorama, le misure per promuovere la sostenibilità ambientale stanno avendo un impatto finanziario sproporzionato sui cittadini con redditi più bassi. Almeno 40mila euro il costo per l’adeguamento delle abitazioni alle direttive di efficientamento energetico, altrettanto esose le automobili elettriche, fino ai prezzi elevati di prodotti biologici, abbigliamento sostenibile e trasporti collettivi, con l’aumento, ad esempio, dei biglietti aerei per coprire i costi aggiuntivi derivanti dalle normative ambientali Ue. Le normative verdi, in sintesi, stanno accentuando il divario sociale, rendendo difficile per molte persone adottare uno stile di vita sostenibile senza un significativo aumento delle spese. Tra l’altro apponendo alle diseguaglianze economiche anche uno stigma moralistico: chi non si adegua, magari perché non può permetterselo, viene considerato “poco sensibile” alle tematiche ambientali. Dal punto di vista economico, poi, la transizione verso un’economia sostenibile, richiedendo una ristrutturazione profonda di molti settori industriali, sta comportando difficoltà sia in termini di mantenimento del tessuto industriale ed occupazionale, che dal punto di vista della capacità del Vecchio Continente di affrontare la concorrenza agguerrita delle altre economie mondiali, Cina in primis. Basti pensare al settore dell’automotive. Se, quindi, la transizione green rappresenta una necessità per affrontare le sfide ambientali, occorre comprendere se la nuova guida europea continuerà sulla strada dell’ambientalismo ideologizzato anche a danno della situazione economico-sociale, o se, invece, ascoltando, al di là delle strategie di palazzo, le chiare richieste dei cittadini emerse dalle urne delle europee, si procederà finalmente verso una transizione sostenibile, che salvaguardi l’Europa dalle dipendenze dall’estero in tema di energia e materie prime e sostenga l’industria e l’occupazione, il tutto attraverso investimenti strategici, politiche di sostegno e programmi di formazione adeguati.