di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
L’assalto di sabato notte contro l’ex presidente ed ora candidato repubblicano per la Casa Bianca, Donald Trump, che durante un comizio in Pennsylvania ha rischiato di essere ucciso da un fanatico, ha scosso profondamente l’America e il mondo intero. Un fatto drammatico, che ha causato una vittima e dei feriti, e che, indipendentemente dalle opinioni politiche personali, dovrebbe richiamare tutti a delle necessarie riflessioni sulla salute delle democrazie occidentali e sulla qualità del dibattito politico. Il tutto, fra l’altro, in un periodo storico non certo semplice, a causa delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, con il mondo mai così vicino ad uno scontro armato fra Nato e Russia. Proprio ora che l’Occidente dovrebbe mostrarsi coeso, il confronto politico, negli Stati Uniti come in Europa, è diventato sempre più incendiario ed intollerante, trasformandosi in uno scontro continuo. Creando, così, un terreno fertile per l’odio e la violenza politica da parte di facinorosi o persone mentalmente instabili, ma anche prestando il fianco a pericolose ingerenze esterne. È accaduto ora negli Usa, ma anche in Slovacchia, dove solo due mesi fa il premier Robert Fico è stato oggetto di un attentato quasi fatale. Si sono verificate, poi, molte aggressioni politiche durante la campagna per le europee, in particolare in Germania. Insomma, una tensione crescente sta coinvolgendo buona parte del mondo occidentale. Ne abbiamo visto un esempio anche in Francia, con l’alleanza anti Le Pen di partiti normalmente avversari per impedire la vittoria di Rn, formazione oggetto di un “cordone sanitario” nonostante rappresenti almeno un terzo dei cittadini francesi, in un clima fin troppo esasperato. Ma anche qui da noi, con i continui attacchi al governo, non nel merito delle azioni politiche, ma della sua stessa legittimità, sempre oggetto di analisi. Alla base di questa situazione c’è la tendenza a demonizzare l’avversario, non criticandone, come è giusto che sia, le idee o le proposte, ma mettendone in dubbio la stessa facoltà di competere nell’agone politico. Al posto di un avversario da battere nelle urne, “l’altro” è diventato un nemico da silenziare, se non da sopprimere, non riconoscendone il diritto all’esistenza. Una distorsione inaccettabile della democrazia, specie, a dire il vero, contro gli esponenti conservatori. Una situazione alimentata non solo dai leader politici veri e propri, ma anche dal mondo dei media. Per evitare questa pericolosa deriva dagli esiti incontrollabili è necessario che tutti, a destra come a sinistra, cambino atteggiamento, adottando un linguaggio rispettoso e inclusivo, per incoraggiare il confronto sano ed il dialogo costruttivo. La democrazia si basa sul rispetto reciproco e sulla capacità di trovare un terreno comune, anche nelle differenze, ne va del futuro di tutti noi.