di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
Ricorrono oggi i 125 anni della Fiat, fondata l’11 luglio 1899 come Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili Torino. È stata per tutto il Novecento industria simbolo del capitalismo italiano e oggi viene festeggiata in pompa magna alla presenza di rappresentanti del governo e del Parlamento, nonché dei sindacati, sulla Pista 500 del Lingotto. Un marchio glorioso, che, pur in una storia travagliata, si fa fatica a dimenticare. Auto indistruttibili nella memoria.
Sarà lo stesso anche per l’auto elettrica?
Se il buon giorno si vede dal mattino e quel buon giorno non è in Cina, non ci sono al momento le premesse per poter affermare di essere di fronte alla nascita di un nuovo mito indistruttibile. Quando nel lontano 1936 nasce la Fiat Topolino, icona dell’industria automobilistica italiana, della quale sono state proposte varie versioni, anche elettrica, essa viene lanciata come una delle prime utilitarie economiche. E infatti conquista in poco tempo il mercato nazionale e internazionale.
Proprio oggi Il Sole 24 Ore racconta che, invece, Volkswagen, primo costruttore automobilistico europeo e secondo nel mondo per volumi, gruppo che non ha mai chiuso uno stabilimento nel Vecchio Continente, sta pensando, se non di chiudere, quantomeno di ridimensionare il sito di Bruxelles a causa della scarsa domanda di Suv elettrici. I sindacati hanno calcolato che il taglio di personale potrebbe arrivare a 2600 licenziamenti entro il 2025. Ma è tutta l’industria automobilistica europea a confrontarsi con una frenata delle vendite dei veicoli elettrici e in particolare di quelli a batteria. Se le case automobilistiche si sono sbrigate a investire ingenti risorse per adeguarsi alle decisioni dell’Ue di fermare entro il 2035 la produzione delle auto a motore tradizionale, i consumatori, quelli non della prima ora, non sono stati altrettanto veloci nel decidere di passare all’elettrico. Per ragioni molto valide: i prezzi sono ancora molto alti – i dazi alle auto cinesi, le più economiche, complicano il passaggio all’elettrico – e le difficoltà, sebbene non tutte uguali nei Paesi dell’Ue, di ricarica e quindi di autonomia del mezzo. In ogni caso, secondo il Consumer Mobility Pulse di McKinsey solo il 18% dei consumatori nel mondo desidera un’auto a batteria.
Per l’Italia, infine, c’è un’aggravante in più, come riferisce Il Giornale, in base a dati Unem, secondo i quali il passaggio all’auto elettrica comporterebbe per le casse dello Stato un buco: se nel 2030 ci saranno in circolazione 4 milioni di auto elettriche, verranno a mancare 3,8 miliardi provenienti dalle accise. Valutazioni che, insieme a tante altre, come il fatto che in materia di auto elettriche la Cina è leader indiscusso, a Bruxelles non sono state fatte.
Di questo passo, c’è da scommetterci, il mito della Fiat resterà ancora a lungo. Auguri!