di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

Il Report FragilItalia «Il costo dei figli», elaborato da Legacoop e Ipsos, mette nero su bianco, numeri alla mano, una questione ben nota agli italiani, ovvero che formare una famiglia ed avere dei figli è un grande investimento, molto costoso, soprattutto, naturalmente, per le fasce sociali meno abbienti. Mantenere i propri figli, dice la ricerca, assorbe in media un terzo delle spese complessive delle famiglie italiane, mentre in alcuni casi si arriva fino al 70% del budget familiare. Le voci di spesa più gravose sono costituite da abbigliamento (63%), testi scolastici (51%), attività sportive (48%), pasti fuori casa (46%), spese mediche, svago e mobilità (tutti al 45%). Inoltre, il 41% delle famiglie indica le rette scolastiche, universitarie e dell’asilo come un peso significativo. Dati che mostrano come siano necessari ulteriori sostegni per la genitorialità e che offrono una chiara motivazione alla tendenza costante alla denatalità che caratterizza il nostro Paese. Occorre sicuramente rendere non solo più semplice, ma anche più economico avere figli, potenziando sostegni e servizi pubblici ed incentivando maggiormente anche il welfare aziendale. Tuttavia, fra gli elementi emersi da questo Report, quello che offre i maggiori spunti di riflessione, oltre alle purtroppo note carenze di servizi per l’infanzia, è quello che riguarda i figli maggiorenni. Quasi la metà, il 47%, dei giovani maggiorenni dipende ancora completamente dai genitori, mentre solo il 29% lavora contribuendo alle spese familiari. Anche in quest’ultimo caso, fra i ragazzi che lavorano e non pesano sul bilancio familiare, il 24% continua a vivere con la famiglia. La difficoltà, per i ragazzi, di entrare nel mondo del lavoro e di ottenere un’occupazione, di costruirsi una propria indipendenza economica e personale costituisce il fulcro del problema, generando a cascata una posticipazione della nascita di nuove famiglie. Il fatto che le nuove generazioni raggiungano l’indipendenza molto tardi dal punto di vista anagrafico, alimenta la tendenza a non avere figli o ad averne in numero minore rispetto ai desideri. Il fatto che i giovani genitori abbiano lavori inadeguati rende proporzionalmente più pesanti le spese da sostenere per i figli. Un circolo vizioso, quindi, che senz’altro suggerisce la necessità di incrementare e migliorare i sostegni alle famiglie, ma che ha la sua causa principale nella mancanza di quello che è il primo ed insostituibile elemento per l’inclusione economica e sociale: il lavoro. Un lavoro stabile, sicuro, ben remunerato. Questo è il vero bandolo della matassa, qui bisogna agire. Attraverso politiche industriali, infrastrutturali, fiscali per rilanciare il sistema produttivo ed attraverso politiche occupazionali e sociali finalizzate ad incrementare l’occupabilità dei giovani, partendo da un’istruzione e formazione adeguate al contesto contemporaneo.