Istat: le politiche pubbliche riducono divario reddito disponibile delle famiglie. Ma a Sud la spesa procapite welfare territoriale è metà della media nazionale

L’Istat ha rilevato che nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici «è pari a livello nazionale a 21,1 mila euro per abitante. Nelle regioni del Nord-Ovest raggiunge 24,8 mila euro contro un valore di 16,1 mila euro nelle regioni del Mezzogiorno. In termini di reddito disponibile il divario si riduce anche per effetto delle politiche pubbliche. Le distanze maggiori rispetto alla media nazionale si osservano in Campania, con un differenziale di -5,7 mila euro pro capite, e in Calabria, con un differenziale negativo di -6,1 mila euro». Lo ha detto oggi Stefano Menghinello, direttore della Direzione centrale dell’Istat per l’analisi e la valorizzazione nell’area delle statistiche economiche e per i fabbisogni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in audizione davanti alla commissione federalismo fiscale sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale. «Tra il 2011 e il 2022 – ha aggiunto – il reddito disponibile delle famiglie in media è cresciuto del 16,7% registrando un aumento più consistente nelle regioni del Mezzogiorno, +20,3%. Al Centro +12,6%. Le famiglie residenti nelle regioni del Mezzogiorno hanno beneficiato dell’apporto derivante dalla redistribuzione del reddito soprattutto negli anni seguenti all’emergenza sanitaria». Come mai, però, la transizione demografica ha impattato in modo particolarmente rilevante nelle regioni del Mezzogiorno, nell’ultimo decennio 2012-2023? Una delle risposte, probabilmente, sta sempre nel Welfare. Infatti, l’offerta di servizi socio-assistenziali «presenta importanti e persistenti divari territoriali. Nel Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (72 euro) è circa la metà della media nazionale. Le Isole, trainate dalla Sardegna, si attestano su 134 euro pro-capite, il Centro a 151, il Nord-ovest 156, il Nord-est a 197», ha rilevato Menghinello. «A livello regionale, le differenze sono ancora più marcate: si passa da regioni come la Calabria e la Campania, dove la spesa è pari rispettivamente a 37 e 66 euro pro-capite, alla Provincia Autonoma di Bolzano, con 592 euro. Dopo quest’ultima, i livelli più alti di spesa sociale (oltre 200 euro pro-capite) si hanno in tre regioni a statuto speciale (Valle D’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna), nella Provincia Autonoma di Trento e in Emilia-Romagna».