Restano distanze su proposta cessate il fuoco a Gaza
«Non ci sono emendamenti significativi che, secondo la leadership di Hamas, meritino obiezioni». È quanto ha riferito un alto esponente dell’organizzazione palestinese all’agenzia Reuters, di fatto una risposta a distanza al segretario di Stato americano, Antony Blinken. Quest’ultimo ieri, dal Qatar – ultima tappa del suo tour diplomatico in Medio Oriente, l’ottavo dal 7 ottobre – aveva spiegato che da parte di Hamas sono arrivate richieste di «numerosi cambiamenti» alla proposta di cessate il fuoco, di cui alcuni definiti in ogni caso «realizzabili», altri no. Intanto il fronte di guerra si allarga al confine nord, dove aumentano le tensioni tra Israele e il gruppo libanese Hezbollah. Da settimane si verificano scontri – ancora oggi si registrano lanci di razzi dal nord – e Israele reputa Hezbollah, il governo di Beirut e l’Iran responsabili della violenza crescente. Al riguardo il ministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri Kani, parlando in conferenza stampa a Baghdad con l’omologo iracheno Fuad Hussein, ha sostenuto che Israele «potrebbe commettere un altro errore allargando il cerchio della guerra nella regione». Poi un avvertimento a Washington: «Se gli Stati Uniti fossero seri nelle loro iniziative politiche per fermare la guerra e lo spargimento di sangue a Gaza, dovrebbero smettere di aiutare gli aggressori sionisti con armi e aiuti militari». «Gli americani – secondo l’esponente di Teheran – non possono da un lato consegnare le armi più avanzate agli aggressori e ai sionisti occupanti per attaccare la popolazione indifesa di Gaza nelle loro case e tende, e dall’altro presentarsi come pacificatori lanciando iniziative politiche».