Voto finale sul provvedimento fissato per martedì 18 giugno. Protesta in Aula delle opposizioni

Il voto finale è fissato per martedì 18 giugno, ma intanto, oggi, il Senato ha approvato l’articolo 5 del ddl costituzionale sul premierato, ovvero la parte che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio. L’articolo ha ottenuto l’ok con i soli voti della maggioranza, mentre le opposizioni hanno deciso di abbandonare l’Aula per protesta. Le ragioni della disputa sono da ricercarsi nel contingentamento dei tempi della discussione sul disegno di legge. In precedenza i gruppi di opposizione avevano chiesto in Senato di chiarire la legge elettorale con cui avverrà l’elezione del presidente del Consiglio, poiché il testo non indica le modalità, rinviando la questione ad una successiva legge ordinaria. Nella riunione della Conferenza dei capigruppo del Senato si è poi stabilita la conclusione dell’esame e del voto degli emendamenti per il 18 giugno alle 15, quando prenderanno il via le dichiarazioni di voto e il voto finale. Alle opposizioni, che avevano concluso il tempo a disposizione, sono state concesse due ore aggiuntive. Il testo, che riscrive l’articolo 92 della Costituzione, afferma che il presidente del Consiglio «è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi». Quanto all’elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, la disciplina si rinvia alla legge ed è previsto «un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche».