Con il successo del voto di sabato e domenica, la maggioranza consolida la sua posizione. Tutto pronto per il G7 in Puglia

Al di là del “caso Bossi” all’interno della Lega, la realtà è che le elezioni europee di sabato e domenica restituiscono l’immagine di un governo più forte e di una maggioranza che supera alla grande il test elettorale, migliorando i risultati delle politiche di due anni fa. Un biglietto da visita niente male, soprattutto con i prossimi obiettivi all’orizzonte. Tanto per cominciare ci sono da fare gli onori di casa, con il vertice G7 di Borgo Egnazia in programma nei prossimi giorni (al via giovedì 13 giugno). Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è da ieri in Puglia e si presenta alla vigilia dell’appuntamento formale in una posizione di primissimo piano, tra i pochi leader in Europa, altrimenti usciti malconci dal voto (Macron su tutti, ma anche Scholz in Germania ha ora qualche grattacapo). E a proposito di Europa, determinante sarà il ruolo del centrodestra italiano nella formazione dei futuri assetti istituzionali. Mentre sul fronte interno, un governo più forte e coeso è anche il viatico per un’ulteriore accelerazione sulle riforme, dal premierato a quella della giustizia, fino all’autonomia differenziata. Tutto in discussione, invece, è nel territorio delle opposizioni. Il buon risultato del Pd e la contestuale delusione del M5s ridimensionano le ambizioni di leadership nel campo progressista di Giuseppe Conte, che oggi appare, a maggior ragione, più appannaggio della segretaria dem, Elly Schlein. È prevista per questa sera, al termine dei lavori dell’Aula della Camera, un’assemblea dei gruppi del Movimento 5 Stelle, dove parteciperà anche Conte. Certamente sarà l’occasione per fare il punto dopo le elezioni, ma i giornali in queste ore riportano di una brutta aria che gira attorno all’ex premier, il cui ruolo potrebbe essere a rischio (Davide Casaleggio, figlio del fondatore del M5s, Gianroberto, parlando a La Presse ha sostenuto che «servirà una decisione importante»). Nell’area del “fu terzo polo” si raccolgono i cocci. Né Azione, né l’esperimento Stati Uniti d’Europa promosso da Italia Viva e Più Europa sono riusciti a raggiungere la soglia utile per accedere al Parlamento europeo. Nella serata di ieri Azione ha smentito le dimissioni di Carlo Calenda che per qualche ora, secondo indiscrezioni giornalistiche, sembravano sul punto di essere messe sul tavolo. Resta il fatto che Calenda e Renzi proprio non riescono ad andare d’accordo e naufragata, fin qui, l’idea di un polo centrista, il gioco delle alleanze è comunque un percorso a ostacoli per entrambi i partiti, che da soli sembrano, piuttosto, destinati all’irrilevanza politica.