Francia e Germania svoltano a destra alle elezioni Ue. Scricchiola l’asse franco-tedesco da decenni alla guida dell’Ue: nei due più grandi e influenti Stati dell’Unione, l’affermazione delle destre sconvolge gli equilibri politici
Le consultazioni per il rinnovo dell’Europarlamento rimescolano le carte a Parigi e Berlino. Uno spostamento dell’elettorato verso destra era ampiamente previsto, in tutto il Continente, ma non con l’entità nella quale si è verificato, specialmente in Francia e Germania. In Francia il Rassemblement National, il partito di Marine le Pen, ha ottenuto circa il 32% delle preferenze, un risultato storico, doppiando la formazione del presidente in carica, che con la sua lista, Renaissance, si è fermato al 15%. E così Emmanuel Macron, dicendo di non poter «far finta di nulla» rispetto a dati così schiaccianti, ha annunciato immediatamente lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di nuove elezioni, che si terranno a brevissimo termine, il 30 giugno e il 7 luglio. Anche in Germania si è realizzato uno scenario simile: Alternative für Deutschland, la formazione di estrema destra tedesca, ha ottenuto il 16% dei consensi, diventando così il secondo partito a livello nazionale e superando quello del cancelliere Olaf Scholz, l’Spd, il partito socialdemocratico, che, fermandosi al 14% ha ottenuto il peggior risultato della propria storia. Primo partito, con un netto scarto, è la Cdu-Csu, al 30%, la forza moderata di centrodestra di cui è esponente anche Ursula Von der Leyen. Nessuna crisi di governo per il momento a Berlino, ma l’Esecutivo tedesco, composto oltre che dall’Spd anche da Liberali e Verdi, anch’essi in crisi, viene delegittimato, con una maggioranza che, attualmente, stando ai dati delle europee, non rappresenta nemmeno un terzo degli elettori.