Si inaspriscono le tensioni al confine con il Libano

La decisione di aumentare il numero di riservisti – da 300 mila a 350 mila unità, notizia annunciata oggi – «non ha nulla a che fare con le tensioni nel nord di Israele». A specificarlo, in seguito, è stato l’Idf in una nota, dove è stato spiegato che il motivo dell’aumento è legato piuttosto all’operazione a Rafah, che «ha richiesto più personale di quanto inizialmente previsto». In un primo momento, infatti, sembrava che il ragionamento alla base della decisione fossero gli scontri al confine con il Libano. E del resto lo stesso premier Benjamin Netanyahu, questa mattina in visita a Kiryat Shmona (qui ieri sono divampati incendi a seguito del lancio di droni dal Libano) aveva dichiarato che Israele è pronto «ad un’azione molto forte nel nord». «In un modo o nell’altro ripristineremo la sicurezza al nord del paese». Non è la prima volta, dall’inizio della guerra con Hamas a Gaza, che viene paventata la possibilità di aprire un ulteriore fronte del conflitto, in questo caso con il gruppo libanese Hezbollah, ma ora le tensioni sembrano sul punto di inasprire maggiormente la situazione. Anche il capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, il generale Herzi Halevi, si era espresso in questi termini: «Ci stiamo avvicinando al punto in cui dovrà essere presa una decisione e le forze di difesa sono preparate e pronte. Stiamo colpendo da otto mesi e Hezbollah sta pagando un prezzo molto, molto alto. Hezbollah ha aumentato i suoi attacchi negli ultimi giorni e siamo preparati, dopo un ottimo processo di addestramento al livello di esercitazione di Stato Maggiore, per passare a un’offensiva nel nord».