Ma l’accordo presentato da Usa è «parziale»
Se tregua sarà, lo sarà il tempo necessario di riportare a casa gli ostaggi. Questo, in sintesi, il punto di vista di Israele, secondo la versione del premier Benjamin Netanyahu. «La guerra – ha quindi sottolineato il premier israeliano citato dai media internazionali – verrà fermata allo scopo di restituire i sequestrati e poi discuteremo». In qualche misura le parole di Netanyahu “strozzano” l’entusiasmo provocato in un primo momento dalle affermazioni, a Madrid dove è in visita, del ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, secondo il quale, «Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza» in attesa della risposta di Israele. In realtà Netanyahu, intervenendo alla commissione Affari esteri della Knesset, ha detto di «non essere d’accordo con la fine della guerra» nella Striscia di Gaza e pur confermando la proposta di accordo presentato dagli Stati Uniti – un piano in tre fasi –, lo ha comunque definito «parziale» e «non accurato», con alcuni «gap» rispetto alla proposta israeliana. «Stiamo lavorando in innumerevoli modi per restituire i nostri rapiti», ha poi dichiarato il premier Netanyahu in un video trasmesso dal suo ufficio. Da un lato aumentano le pressioni per chiudere l’accordo con Hamas (Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, garantisce sostegno a tale possibilità e all’apertura in questo senso del premier), dall’altro alcuni esponenti come Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich hanno minacciato l’uscita dalla maggioranza di governo.