di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

In un contesto come quello italiano, nel quale una delle priorità è una maggiore integrazione economico-sociale delle nuove generazioni, qualche segnale positivo di cambiamento inizia ad intravedersi. Lo confermano diversi articoli, su argomenti vari, apparsi oggi sui giornali. Ad esempio, su Italia Oggi Sette, sulla base del Rapporto Plus dell’Inapp, si nota come si siano accorciati i tempi necessari a trovare un’occupazione per le persone nelle fascia d’età più basse della popolazione in età lavorativa. Nel 2022, infatti, per i ragazzi fra 18 e 29 anni il tempo medio di attesa è stato di sette mesi, al posto dei 22 che erano necessari dieci anni prima. Ma anche per i giovani adulti, tra 30 e 49 anni i tempi si sono ridotti, anche se con minore intensità, passando da 30 a 24 mesi per gli uomini e da 44 a 12 per le donne. La situazione, quindi, sembra migliorata da questo punto di vista, anche se certamente molte criticità continuano ad esserci. Ad esempio resta ancora fondamentale, nella ricerca di un’occupazione, la rete delle conoscenze, piuttosto che quella formale dei centri per l’impiego pubblici e privati. Una situazione che si riflette anche nelle modalità di occupazione, con una prevalenza al posto dei contratti a tempo indeterminato, molti accordi informali, lavori intermittenti o, nel migliore dei casi, occupazione a tempo determinato. Inoltre, a causa di questa diffusa “informalità” delle assunzioni, il contesto sociale prevale troppo sulla formazione e sul merito, con un aumento, ad esempio, dei giovani laureati che restano tra le fila dei disoccupati, dal 9,2% al 17%, o degli inoccupati, dal 12,8% al 27,9%. Insomma, buone notizie, ma con molto lavoro ancora da fare. Stesso discorso passando dall’ambito del mondo del lavoro a quello della partecipazione politica. Secondo un articolo del Corriere della Sera, a firma Gabanelli, Ravizza e Riggio, in base ai dati dell’Ees, il problema dell’astensionismo alle elezioni sembrerebbe in diminuzione fra gli elettori più giovani. In Italia i cittadini fra i 18 ed i 34 anni sono circa 10 milioni ed in questa fascia d’età si registra la tendenza ad una maggiore partecipazione al voto rispetto al passato. Negli ultimi anni l’astensionismo dei 18-34enni italiani si è attestato sempre intorno al 38-40%, sia nelle elezioni nazionali che europee, considerate dai giovani di importanza simile, ma ora il dato della mancata partecipazione al voto per i giovani sembrerebbe in calo, come dimostra quanto avvenuto alle ultime politiche del 2022, quando, tra gli under-27, l’astensionismo è sceso al 35%. Un andamento non solo italiano, ma simile a quello di altri Stati Ue, specie nell’Europa occidentale. Un segnale ancora timido, ma importante e positivo, di maggiore inclusione e consapevolezza dell’importanza di essere partecipi per riuscire a cambiare in meglio il proprio futuro.