L’illegalità pesa sulle imprese per 38 miliardi. Dato diffuso da Confcommercio per la 11° giornata “Legalità, ci piace!” organizzata a Roma

L’illegalità «è una subdola economia parallela che danneggia gravemente le imprese e penalizza l’occupazione». Nel 2023 solo nel commercio e nei pubblici esercizi, è costata circa 38,6 miliardi. Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato beni contraffatti o servizi illegali nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. L’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8, il taccheggio per 5,2. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi. L’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%). Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. I furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Timore più elevato al Sud (25,6%). Di fronte all’usura e al racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. L’acquisto di prodotti o servizi illegali è soprattutto collegato a ragioni economiche, perché si è convinti di risparmiare (per il 71,3%) e ritenuto normale e è utile per chi è in difficoltà economiche (74,4%).