di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Non credo esista qualcuno in Italia e in Europa a sostenere che l’Italia non abbia bisogno di infrastrutture, che, vista la sua conformazione geografica, vanno da quelle del mare fino ad arrivare a quelle immateriali. Eppure, sia in Italia sia in Europa si trovano enormi e resistenze, per usare un eufemismo, che rendono (quasi) impossibile o difficoltoso realizzarle.
Prediamo ad esempio il Ponte sullo Stretto di Messina, ieri “protagonista” di un convegno organizzato dall’UGL a Messina, intitolato “Ponte sullo Stretto di Messina. Una svolta storica”, che ha riunito importanti esponenti, tra i quali in collegamento video il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, a confronto. C’è ancora della resistenza nei confronti di un progetto, annoverato tra le infrastrutture strategiche d’Europa, l’unico, ad oggi, a poter dare una reale svolta al Mezzogiorno, che, in questo modo, colmerebbe decenni di divario e farebbe uscire dal “cono d’ombra” un’isola così importante e vasta coma la Sicilia, attirando non solo turismo ma anche importanti, ulteriori, investimenti, dopo decenni di desertificazione industriale.
Ma un’opposizione cieca e miope, che non guarda al futuro dell’Italia, il famoso “campo largo”, una parte del quale un tempo osannava la «decrescita felice», continua a bollare come opera infrastrutturale dannosa, antistorica, insostenibile e, in ultimo, spot elettorale. Un giorno i “lungimiranti” saranno chiamati a rispondere di tutto ciò all’Italia intera e, prima di tutto, al Sud.
Ma non si fa di meglio in Europa. Oggi il Corriere della Sera ha riportato in un interessante articolo un’indiscrezione secondo la quale l’accordo tra Ita Airways e Lufthansa sarebbe sul punto di disintegrarsi sotto i colpi dall’Antitrust europeo. Il quale vorrebbe che Lufthansa rinunciasse all’ingresso di Ita Airways nella joint venture transatlantica “A++”, jv che il vettore tedesco ha con United Airlines (negli Usa) e Air Canada. Una richiesta offensiva perché metterebbe Ita, e quindi l’Italia, nell’impossibilità di un rilancio. Senza una partner negli Usa, che porti “in dote” clienti americani e voli oltreoceano, qualsiasi vettore resterebbe ristretto in un piccolo e infruttuoso cielo.
Le parole odierne di Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega alla Concorrenza, «stiamo ancora discutendo su come affrontare le preoccupazioni per quanto riguarda la concorrenza», non lasciano immaginare nulla di buono o di diverso da quanto riportato oggi dal Corriere della Sera.
Veti, paure e strumentalizzazioni sulle infrastrutture italiane devono finire, una volta per tutte.