Meglio le regioni del Nord-Est, mentre il Sud è mediamente in forte ritardo
Un universo per molti versi ancora da esplorare, ma che, sicuramente, potrebbe contribuire in maniera decisiva alla crescita della nostra economia. Con uno studio, Confcommercio e Istituto Tagliacarne tornano sulla questione dell’occupazione femminile, con particolare riferimento al terziario, vale a dire quel vasto mondo dei servizi alla persona e alle imprese che è stato capace di generare dal 1995 al 2023, circa 3,5 milioni di posto di lavoro in più. Restringendo il campo ad un confronto fra prima e dopo il Covid-19, la componente femminile ha registrato dinamiche di crescita migliori rispetto agli uomini soprattutto sul versante delle professioni, con 60mila occupate in più rispetto ai 30mila uomini. Restano, però, marcate differenze su base territoriale. Se in Friuli Venezia-Giulia e in Emilia-Romagna la componente femminile è maggioritaria, in larga parte delle altre regioni è ancora molto indietro. Escludendo Veneto e Piemonte che appaiono in pieno equilibrio, in molti casi la percentuale è intorno al 40%, con al di sotto di questa soglia la Campania, la Sicilia e la Calabria. Nel 2023, le donne occupate nel terziario, sia come dipendenti che come indipendenti, sono poco meno di 6 milioni, a fronte di circa 7,9 milioni di occupate nel totale delle attività economiche. Le imprenditrici in tutte le attività sono 1,2 milioni, di cui 800mila nel terziario, soprattutto nel piccolo commercio.