Numeri sempre molto positivi, ma per l’Ugl occorre investire pure sulla formazione

Continua l’onda lunga che ha permesso in questi mesi l’aumento dell’occupazione nel nostro Paese. Nei primi due mesi dell’anno, i contratti di lavoro sono stati 269mila in più; il dato emerge dalla differenza fra nuove attivazioni, un milione e 243mila, e cessazioni, pari a 974mila. L’aumento dell’occupazione, ed è questo il dato che appare maggiormente significativo, è molto legato alla sottoscrizione di contratti a tempo indeterminato, che rappresentano, con circa 140mila unità, il 52% del totale. Su base annuale, il saldo è positivo per 488mila unità, con i contratti a tempo indeterminato che rappresentano più del 74% del totale. Fra i dati che preoccupano, viceversa, vi è il calo del 10% dei contratti di apprendistato. L’Inps certifica anche un altro elemento interessante, vale a dire la riduzione delle assunzioni incentivate, sulle quali, però, il governo è appena intervenuto con il decreto-legge 60/2024, stanziando risorse molto importanti che produrranno i loro effetti a partire dal prossimo 1° luglio. Commenti positivi sono giunti, fra gli altri, dal sottosegretario al lavoro, il leghista Claudio Durigon, e dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, mentre il segretario generale della Ugl, Paolo Capone, ha chiesto di investire sulla formazione e la riqualificazione professionale per favorire una maggiore competitività del sistema Paese.