Migliora il reddito, ma molti lavoratori sono sottopagati rispetto al titolo di studio

Miglioramento diffuso per gli indicatori che Istat utilizza per valutare l’occupazione e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Permangono, però, almeno un paio di criticità sulle quali attirare l’attenzione. In primo luogo, la percentuale di coloro che, dopo cinque anni, sono ancora occupati con un contratto a termine: sono il 18,1% del totale. Secondo criticità: il 27,1% degli addetti ha un titolo di studio superiore a quello richiesto per la mansione. Segno rosso inevitabile, ma soltanto su base annua, pure per l’utilizzo dello smart working. In miglioramento, viceversa, tutti gli altri indicatori (tranne i due non aggiornabili sul tasso di trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, aspetto sul quale è intervenuto il governo, e la percentuale di dipendenti con bassa paga, stimata al 10%, ma oggetto di revisione per facilitare il confronto europeo) sia su base annua che con riferimento al 2019, a partire dal tasso di occupazione al 66,3% nella fascia di età 20-64 anni. Si riduce la percentuale di occupati non regolari, come pure il rapporto fra i tassi di occupazione delle donne con o senza figli in età prescolare. Fra gli altri indicatori, si evidenziano, in particolare, l’incremento delle persone soddisfatte per la propria condizione lavorativa (51,7%), la riduzione di coloro che percepiscono il loro lavoro come insicuro (4,1%) e il decremento del fenomeno del part time involontario, sceso sotto al 10%. Occupazione e condizioni di benessere economico sono strettamente connessi. Dei dieci indicatori utilizzati dall’Istat per valutare lo stato dell’arte, soltanto due, il rischio di povertà, valutato al 20,1%, e l’incidenza della povertà assoluta, al 9,8%, continuano a presentarsi come negativi. Per il resto, i miglioramenti sono sia su base annua che, soprattutto, con riferimento al 2019. In crescita, fra le altre cose, il reddito disponibile lordo pro capite, mentre sono in discesa gli indicatori relativi al disagio abitativo e alla deprivazione materiale e sociale.