La salute

Sono 15 gli indicatori che Istat utilizza per misurare il livello di benessere del Paese in materia di salute. Di questi, dieci sono in miglioramento rispetto al 2022, mentre con riferimento al 2019, quindi al periodo pre-Covid, dati migliori si registrano in sei casi, con altri tre casi in equilibrio. Fra le voci in ritardo, vi è quella relativa alla speranza di vita in buona salute alla nascita, che registra un arretramento rispetto al 2022; peggiora anche il dato sulla mortalità giovanile per incidenti stradali, aspetto che, purtroppo, continua ad impattare in maniera sensibile, con una frequenza di 0,7 ogni 10mila abitanti. In crescita pure il dato sulla presenza di multicronicità e limitazioni gravi: ne soffre il 49% della popolazione con 75 anni di età. Non a caso, il governo ha deciso di intervenire con legge delega e con il primo decreto legislativo in materia di anziani non autosufficienti. Da valutare con estrema attenzione alcuni indicatori legati allo stile di vita. Peggiora il dato sull’adeguata alimentazione, sia su base annua che con riferimento al 2019, mentre è stabile quello relativo al peso, come pure l’altro dedicato all’alcol. Miglioramenti si segnalano, invece, sul versante del fumo e soprattutto sul contrasto alla sedentarietà, primo passaggio per provare a ridurre l’eccesso di peso.


L’istruzione

Salto in avanti positivo sul versante dell’istruzione e della formazione, anche se permangono delle criticità sulle competenze numeriche e sulla lettura di libri e quotidiani. Stabile, ma in negativo, anche il livello di competenze alfabetiche. Migliora la percentuale di bambini di età compresa fra zero e due anni iscritti al nido: su base nazionale siamo al 31,7%, quasi in linea con il target del 33%. In crescita anche la partecipazione al sistema scolastico per la fascia immediatamente successiva: il 94% dei bambini di età 4-5 anni frequenta una scuola materna. Due terzi della popolazione italiana è in possesso di almeno il diploma di scuola superiore. Fra i giovani i laureati sono poco più del 30%: anche questo dato è in miglioramento con l’aumento dell’offerta di istruzione terziaria. Si riduce l’uscita precoce dal percorso scolastico, valutato intorno al 10% nel 2023. Seppure in diminuzione, la percentuale di giovani che non studia né lavora rimane alta: è al 16,1%. Rispetto al passato, quando la percentuale di fruitori era intorno al 7%, aumenta in maniera significativa la partecipazione alla formazione continua che all’11,6%. Le competenze digitali di base coprono il 45,9% della popolazione. Infine, in aumento la partecipazione culturale fuori casa e la fruizione delle biblioteche.