Le società del Vecchio Continente sono in subbuglio. Dopo il “caso Fico”, attenzione sui comizi elettorali, Viminale: «allerta già massima»

Dagli agricoltori, successivi ai gilet gialli, passando per gli studenti universitari, nelle società del Vecchio Continente “qualcosa” ribolle. Le cause sono tante, a volte coincidono. Una di queste è la Guerra in Ucraina, con il rischio che diventi un conflitto “senza fine”, a cui si aggiungono le varie “transizioni”, in primis quella tecnologica e quella energetica. Mentre le condizioni del primo ministro slovacco, Robert Fico, vittima di un attentato avvenuto mercoledì scorso, restano gravi, anche se stabili, anche il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha rivelato di aver ricevuto minacce di morte. Nell’isola d Malta, oggi nuove proteste contro il governo laburista. Si tratta della seconda protesta in una settimana a La Valletta, dopo quella di lunedì scorso davanti al Parlamento, organizzata dall’opposizione nazionalista. I manifestanti chiedono una “Malta pulita”. Scenario diverso, ma non meno agitato, in Georgia, ex Repubblica sovietica, dove è la paura di tornare sotto l’orbita di Mosca, a causa dell’introduzione della legge sulle influenze straniere, e il rischio di abbandonare il percorso già intrapreso per entrare nell’Ue, a portare in piazza ogni sera la popolazione, ivi compresa la cosiddetta Generazione Z (i nati dal 1995-2010 in poi o anche detti “Centennials”), nonostante la dura repressione della polizia, come si racconta in un reportage dell’Agi. Senza tralasciare, le proteste studentesche, pro Palestina, che stanno coinvolgendo molte Università europee. Sulla scia degli Stati Uniti, si manifesta a Roma, Parigi e Berlino, dove, in particolare, la polizia ha sgombrato un gruppo di manifestanti, con questi ultimi che hanno rifiutato qualsiasi forma di dialogo. Ieri a Roma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’XI edizione della Giornata del Laureato, è stato duramente contestato dagli studenti con alcuni «buuu» e un simbolico lancio di aeroplanini di carta, oltre agli slogan “Palestina libera” e “Intifada fino alla vittoria”, nonché con una lettera pubblicata da alcune agenzie di stampa che lo sollecitava a non includersi nella «Torre d’avorio del rettorato». La risposta del Capo dello Stato è stata immediata; chissà se efficace per gli studenti.