In Europa si pensa al ritorno della leva obbligatoria

Si potrebbe immaginare un ritorno al servizio militare obbligatorio in Italia e in Ue? A quanto pare, non è più un’ipotesi così remota. Ma bisogna vedere in quale forma. Sul ritorno, pesano le guerre e anche la necessità per l’Europa di ricoprire un ruolo di primo piano, concreto, in simili scenari. Soprattutto, a causa della circostanza di non poter più ricorrere sempre e soltanto all’impegno e all’appoggio degli Stati Uniti.
Al momento non c’è un’identità di vedute e di sistemi in Europa, ma per molti è giunto il tempo di pensarci. Anzi per il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, è stato un errore abolire la leva obbligatoria. Intanto, domani il collegio dei commissari discuterà del VII rapporto della strategia dell’Ue per l’unione della sicurezza 2020-2025. Unione della sicurezza, che non contempla la presenza di un esercito permanente, nonostante si occupi di sicurezza comune dell’UE, volta a risolvere i conflitti e a promuovere l’intesa a livello internazionale. Si può davvero garantire tutto ciò senza un esercito e /o la leva obbligatoria?
Gli Stati nazionali in materia si stanno mettendo all’opera. È la guerra alle porte dell’Europa, quella in Ucraina, a rendere accettabile il ripristino della leva militare obbligatoria e, meglio ancora, a rinforzare le forze armate. In Francia, secondo un recente sondaggio, il 62% delle persone tra i 18 e i 25 anni sarebbe favorevole. Estonia, Lituania e Norvegia hanno reintrodotto la leva obbligatoria, mentre in Grecia, Danimarca e Austria è in vigore. Il modello scandinavo è quello a cui guardano Germania e Inghilterra. Si può non essere d’accordo sulle forme, così come non totalmente d’accordo in Italia si sono rivelati alcuni rappresentati della maggioranza. Ma sul potenziamento dell’esercito tutti concordano. Alcuni Paesi pensano di riattivare il servizio militare per tutti i giovani, provvedimento che, però, rischia di arrivare in ritardo. Secondo altri, per creare un esercito capace di difendere l’Europa e un singolo Paese occorre avere personale qualificato. In Danimarca, ad esempio, si sta pensando anche al reclutamento delle donne. D’altronde, la situazione in Ucraina è peggiorata con l’indebolirsi delle forze armate del Paese, soprattutto in relazione al numero di reclute su cui può contare.