Tel Aviv approva l’espansione delle operazioni

Prosegue l’offensiva israeliana a Rafah. Nelle ultime ore, l’esercito israeliano ha preso il controllo della strada principale che divide la parte orientale e quella occidentale di Rafah, circondando de facto l’intero lato orientale della città, da dove sono fuggite, secondo le stime dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, circa 110mila persone, contribuendo a rendere ancora più critica e drammatica la situazione nella Striscia di Gaza, come era ampiamente prevedibile alla vigilia delle operazioni militari a Rafah. A nulla è servito il lavoro diplomatico dell’amministrazione degli Stati Uniti, principale partner di Tel Aviv, per convincere Israele a rinunciarvi: Washington, che pure condivide l’obiettivo israeliano di una sconfitta duratura di Hamas, è infatti sicura che l’invasione di Rafah non sradicherà l’organizzazione e per questo motivo non intende sostenere l’alleato in questa fase del conflitto: «Se vanno a Rafah, non fornirò le armi che sono state usate storicamente per affrontare Hamas», ha minacciato il presidente statunitense, Joe Biden, in un’intervista alla Cnn. Proseguono, nel frattempo, i negoziati per una tregua, con Hamas che ha scaricato «la palla nelle mani di Israele»: «La delegazione negoziatrice ha lasciato il Cairo in direzione di Doha. L’occupazione ha respinto la proposta avanzata dai mediatori e da noi accettata. Di conseguenza la palla è ora tutta nel campo», ha riferito in una nota il gruppo.