Ha espresso vicinanza alla ministra, contestata agli Stati generali della Natalità, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

La giornata politica è stata inaugurata da un episodio che ha poi monopolizzato il dibattito politico quotidiano. Questa mattina la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, è stata contestata da alcuni manifestanti agli Stati generali della Natalità a Roma. «Sui nostri corpi, decidiamo noi!», ha detto una delle manifestanti, chiamata a parlare sul palco. «Ragazzi, ma noi siamo d’accordo: nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno», ha replicato la ministra, decidendo poi di rinunciare all’intervento nel tentativo di stemperare gli animi. «La contestazione non era solo nei confronti del governo, ma al tema della natalità, come dimostrano i fischi da cui è stata sommersa la mamma incinta di otto mesi che era sul palco con me», ha commentato Roccella. Immediata la solidarietà dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha telefonato alla ministra, sottolineando che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione». «Ancora una volta è stato impedito ad un Ministro della Repubblica di intervenire e di esprimere le proprie idee. Responsabile un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee». È stato invece il commento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affidato ad un post pubblicato su X. «Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà al Ministro Roccella e di condannare, senza se e senza ma, i fatti di oggi. È ora di dire basta». Secondo il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, «è inaccettabile che alla ministra per la Famiglia non sia stato consentito di poter svolgere il suo intervento agli Stati Generali della natalità». «Si tratta di un episodio gravissimo di censura da parte di un gruppo di illiberali e intolleranti», ha aggiunto.