La comunità internazionale contro l’offensiva
Quando nella serata di ieri i media internazionali hanno rilanciato la notizia di Hamas che accettava la proposta di accordo per il cessate il fuoco a Gaza mediata da Egitto e Qatar, la speranza era che il nuovo scenario potesse aprire spiragli inediti nella soluzione al conflitto in Medio Oriente. Del resto, proprio nella giornata di ieri, Israele aveva accelerato sull’evacuazione dei civili palestinesi a Rafah est, facendo presagire l’inizio imminente dell’operazione militare annunciata da tempo. Poco dopo le autorità israeliane hanno frenato sul raggiungimento di un accordo, considerato ancora distante dalle richieste, ma il premier Benjamin Netanyahu ha comunque informato che invierà una delegazione per proseguire i negoziati. Intanto, però, sul campo si registrano ulteriori movimenti. Continuano i raid e le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno preso il controllo del lato palestinese del valico di Rafah con l’Egitto. La comunità internazionale continua a dirsi contraria all’operazione a Rafah. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, lo ha ribadito nel corso di un colloquio telefonico a Netanyahu. Nelle ultime ore l’Unione europea ha espresso giudizi negativi tramite l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Il portavoce dell’Ufficio per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite, Jens Laerke, ha avvertito che l’offensiva a Rafah potrebbe avere l’effetto di far «precipitare questa crisi a livelli di bisogno senza precedenti, compresa la possibilità molto concreta di una carestia». Anche la Cina, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, ha chiesto oggi «con forza a Israele di dare ascolto alle schiaccianti richieste della comunità internazionale, di smettere di attaccare Rafah e di fare tutto il possibile per evitare un disastro umanitario più grave nella Striscia di Gaza».