Lo sostiene Reporter Senza Frontiere, sottolineando un peggioramento complessivo in molte zone del mondo

L’Italia scende di qualche gradino, scalando dal 41mo al 46mo posto, nella classifica curata ogni anno da Reporter Senza Frontiere. Che, nel rapporto, evidenzia «un preoccupante» e generale «calo» a livello globale «del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici». «Un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate», denuncia il report. In particolare, preoccupa i casi di Argentina, Afghanistan, Siria, Cina, Iran e Corea del Nord. Secondo il rapporto, la situazione è complessivamente peggiorata in un gran numero di Stati: in 138 Paesi gli intervistati hanno riferito che gli attori politici sono spesso coinvolti in disinformazione e propaganda, e ciò è sistematico in 31 Paesi. Reporter Senza Frontiere ha registrato «un’imitazione spettacolare dei metodi repressivi russi» in tutta l’Europa orientale, in Asia centrale e anche in Serbia, «dove i media filo-governativi portano propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio». Medio Oriente e Africa del Nord rimangono le zone più complicate. Qui la situazione è «molto grave» in circa metà dei Paesi, con un’unica eccezione: il Qatar, al momento l’unico in cui la situazione non è stata classificata né come «difficile» né «molto grave». Infine, l’Europa è stata l’unica regione a includere Paesi classificati come «buoni». Qui la peggiore è la Grecia (88esima), dietro all’Ungheria e alla Polonia: Atene paga l’incapacità di gestire lo scandalo relativo alle intercettazioni dei giornalisti da parte dei servizi segreti e l’omicidio di Giorgos Karaivaz, un reporter esperto in cronaca nera, avvenuto nel 2021.