I principali spunti di riflessione dal XXV Rapporto Cnel sul mercato del lavoro e contrattazione collettiva
Il Cnel ha appena presentato il suo XXV Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettivo. Il dossier, sempre molto atteso, è stato curato dal professor Michele Tiraboschi che ha coordinato le attività di un gruppo di esperti interni ed esterni al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Diversi gli spunti di riflessione sugli andamenti occupazionali nel nostro Paese. «Nel corso del 2023 – si legge nel Rapporto – non si è verificata in Italia una crescita del prodotto interno lordo pari a quella dell’occupazione. In un contesto di modesta crescita, il numero degli occupati (dipendenti e indipendenti) è aumentato fino a raggiungere quota 23 milioni e 580 mila con un incremento anche della componente femminile, che non può ancora ritenersi soddisfacente e che, tuttavia, per la prima volta supera la quota di 10 milioni. Comparato a quello dei principali Paesi europei il mercato del lavoro italiano presenta ancora rilevanti criticità soprattutto con riferimento alla occupazione femminile e giovanile». Nello scorso anno, l’occupazione a tempo indeterminato è cresciuta (+491 mila e cioè +3,3% rispetto al 2022), come pure il lavoro indipendente, mentre si è contratta l’occupazione temporanea che interessa una platea di circa 3 milioni di lavoratori. Sono aumentate anche il numero di ore lavorate per dipendente. Due le principali criticità, una di genere e l’altra territoriale: «Il tasso di occupazione calcolato nella media 2023 è pari al 70,4% per la componente maschile e al 52,5% per quella femminile. Il divario è elevatissimo anche nel tasso di inattività, pari al 24% per gli uomini e al 41,5% per le donne. Altrettanto critico è l’andamento dei tassi di occupazione se letti in una prospettiva territoriale, con un tasso di occupazione del 69,8% nel Nord del Paese, del 66,1% nel Centro Italia e del 48,6% nel Mezzogiorno». La forza lavoro non utilizzata, ma potenzialmente impiegabile nel sistema produttivo ammonta a circa 4 milioni di persone, con 12,3 milioni di inattivi.