di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri è stato dato il via libera al disegno di legge sull’intelligenza artificiale, con il proposito di stabilire parametri regolatori volti ad armonizzare il rapporto tra le opportunità positive rese possibili dalle nuove tecnologie e i potenziali rischi derivanti da un loro utilizzo inappropriato. Il Ddl introduce linee guida di carattere generale e specifiche disposizioni settoriali che, da un lato, favoriscono l’impiego delle innovazioni tecnologiche per migliorare la qualità della vita dei cittadini e promuovere la crescita economica e la coesione sociale e, dall’altro, offrono soluzioni per affrontare i rischi, basate su una prospettiva “antropocentrica”, per integrare il quadro normativo europeo sull’intelligenza artificiale, recentemente approvato dal Parlamento Ue il 13 marzo, considerando che il regolamento europeo si concentra principalmente sui rischi legati all’uso di tale tecnologia mentre la norma nazionale approvata dal CdM si estende a più ambiti: la definizione di una strategia nazionale, l’istituzione di autorità nazionali, l’attuazione di iniziative promozionali, la salvaguardia dei diritti d’autore e l’applicazione di sanzioni penali. Da quest’ultimo punto di vista, sono previste, infatti, sanzioni severe, comprese pene detentive da 1 a 5 anni, per l’abuso dell’IA. C’è anche una delega al governo per adeguare la legislazione nazionale al regolamento dell’Unione Europea, includendo un altro elemento fondamentale, ovvero l’alfabetizzazione dei cittadini sull’IA, sia nei programmi scolastici e universitari che nella formazione professionale. Settori chiave come la sanità, il lavoro, la giustizia, la pubblica amministrazione e la sicurezza informatica saranno quelli maggiormente influenzati da queste normative. Sul fronte lavorativo, il disegno di legge promuove un approccio centrato sull’uomo nell’utilizzo dell’IA, sottolineando il suo ruolo nel migliorare le condizioni di lavoro, proteggere la salute fisica e mentale dei lavoratori, aumentare la qualità delle prestazioni e la produttività. Viene ribadito anche il principio di equità e non discriminazione nell’impiego dei sistemi di IA nei rapporti di lavoro. In particolare, per le professioni intellettuali, nel testo si sottolinea che il pensiero critico umano deve sempre prevalere sull’impiego degli strumenti di intelligenza artificiale, che possono essere utilizzati solo in attività di supporto professionale. Presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali verrà anche istituito un Osservatorio specifico. A supporto dell’attuazione di queste norme, un fondo per l’innovazione del valore di un miliardo di euro, come annunciato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Si tratta della prima legge nazionale sull’IA in Europa, per venire incontro in modo consapevole al futuro.