Mercato Unico UE, riforma ancora in stallo. Usa e Cina non ci attendono. Anche dieci anni fa un tentativo infruttuoso

La riforma del Mercato Unico UE va fatta, perché è una costruzione che risale a circa 40 anni fa. Ma non sarà affatto facile. Obiettivo, molto ambizioso, è competere con Usa e Cina. A ispirare e motivare la riforma, le relazioni due ex presidenti del Consiglio italiani: una di Mario Draghi sulla competitività e, soprattutto, quella di Enrico Letta, sul Mercato Unico, presentata ieri. Sia Draghi che Letta convergono su un punto: il gap competitivo dell’UE con Usa e Cina rischia di ingrandirsi sempre di più. Bisogna darsi una mossa. Tuttavia, il confronto tra i 27 in seno al Consiglio europeo, proprio sul rapporto di Letta, è durato quasi otto ore prima di arrivare alle conclusioni. I punti deboli della riforma dell’Unione sono la finanza, le Tlc, l’energia e la difesa, settori frammentati dalle normative nazionali. Basti pensare, a quanto dichiarato dalla prima ministra estone, Kaya Kallas: «Noi siamo contro l’armonizzazione della tassazione. Come piccolo Paese non siamo molto competitivi e avere una tassazione competitiva è tutto quello che abbiamo, perciò per favore non portatecela via». L’armonizzazione fiscale è uno degli ostacoli più insormontabili per i piccoli Paesi, anche in vista di una eventuale supervisione finanziaria che, in teoria, dovrebbe spettare a Parigi con l’Esma. L’ostacolo maggiore dei 27 è l’Unione del mercato dei capitali. Tanto che il Consiglio nelle conclusioni si è limitato a parlare di «convergenza», invitando la Commissione a lavorarci sopra. Commissione che, come sappiamo, è ormai in scadenza in vista delle Europee di giugno.