Ma Teheran: «Pronti a utilizzare arma mai usata prima»

A questo punto non è una questione di “se”, ma di “quando”. Israele risponderà all’attacco iraniano di sabato – il gabinetto di guerra appare sempre più orientato verso questa soluzione, sebbene non si conoscano ancora i tempi –, mentre l’Iran avverte, tramite il portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento, Abolfazl Amouei: «I sionisti farebbero meglio a comportarsi razionalmente, perché se dovessero intraprendere un’azione militare contro Teheran siamo pronti a usare un’arma che non abbiamo mai usato prima». Al di là della retorica, funzionari statunitensi citati dalla Nbc suggeriscono che la risposta di Israele potrebbe alla fine essere limitata e non necessariamente mirata a colpire obiettivi all’interno del territorio iraniano, a conferma, nel caso, della volontà di non provocare una vera e propria escalation regionale, scenario già respinto dalla comunità internazionale. In una telefonata con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, ieri il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha ribadito che «l’attacco dell’Iran, volto a punire l’aggressore Israele, ha avuto successo e ora annunciamo con decisione che qualsiasi mossa di ritorsione contro l’Iran riceverà una risposta orribile, diffusa e dolorosa». Anche i vicini invitano tutti alla moderazione: «L’escalation in corso – ha detto oggi a Berlino il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi – è molto pericolosa per tutti noi e non accetteremo che si renda la Giordania un ulteriore terreno di guerra».