di Antonio Ratini, Responsabile Ufficio Sicurezza Ugl

Nei vari telegiornali e trasmissioni divulgative in merito alla strage sul lavoro avvenuta alla Centrale Idroelettrica di Bargi sul lago di Suviana, è stato possibile ascoltare informazioni devianti fino ad inesattezze madornali, da parte di persone che pontificavano senza sapere di cosa stessero parlando. Ancora una volta si sono ascoltate parole come: “Fatalità”, “Imponderabilità”, “Errore Umano” affermazione paradossalmente giustificative quali: “essere in linea con le regole europee” … veramente basta!!!!!!!
Anche l’imponderabile risulta in qualche maniera prevedibile e quindi, come tale, si possono attivare tutte le misure che ne attenui le conseguenze quali: la “prevenzione”: evitare gli eventi non desiderati; e la “protezione”: diminuire o eliminare il danno.
Solo la caduta di una meteorite di grandi dimensioni o un terremoto distruttivo oltre il 7° grado della scala Mercalli, fino al 12° grado, sono eventi degni di essere caratterizzati con la parola di “Fatalità” o di “Imponderabilità”.
Cercando di dare una dimensione allo scenario dell’incidente possiamo dire che la centrale di Bargi è del tipo a pozzo, costruito sulla sponda del lago di Suviana. Si è scelta una realizzazione di questo tipo perché le pompe dovevano trovarsi 25 m sotto il livello di massimo svaso del serbatoio di Suviana, e una centrale in caverna sarebbe stata più onerosa. La dimensione della centrale è di 61 x 37 m, pianta rettangolare, alta 54 m.
Al primo piano sotterraneo si trova il piano delle riparazioni, da qui partono i pozzi verticali, che arrivano sul fondo della centrale. Qui si trovano due carroponti da 250 t e uno più piccola da 15 t. Quando si deve alzare l’alternatore per la revisione, ogni 15 anni, i carroponti lavorano in tandem, alzando una trave a cui viene attaccato l’alternatore, che pesa circa 400 t.
Le turbine – pompe sono di fabbricazione Riva Calzoni e De Pretto Escher Wyss, hanno una potenza di 165 MW l’una, sono ad uno stadio e pompano circa 47 m3/s di acqua verso il lago Brasimone, che quindi è in grado di riempirsi in 6 ore con la centrale a pieno esercizio. Queste macchine non sono suscettibili di regolazione di potenza in pompaggio, mentre lo sono in generazione.
La valvola rotativa ha un diametro interno di 2.30 m e pesa 160 Tonnellate.
La girante ha un diametro di 4 metri e pesa 32 tonnellate. Gli alternatori costruiti dalla ASGEN (Ansaldo San Giorgio) hanno una potenza di 185 MVA l’uno, hanno 8 coppie polari, una velocità di 375 giri/min e sono raffreddati attraverso una circolazione forzata di aria raffreddata a sua volta dall’acqua del lago di Suviana.
L’elettricità in uscita dagli alternatori ad una tensione di 17 kV viene condotta all’esterno tramite dei cavi in olio fluido, dove due trasformatori trifase Marelli a tre avvolgimenti (17/132/400) elevano la tensione a 400 kV.
Facciamo chiarezza su alcuni punti chiave:
1) La turbina non può esplodere, al massimo può raggiungere la “Velocità di Fuga” e quindi andare in fuori giri, ma ingegneristicamente la struttura dovrebbe tenere.
2) L’alternatore può surriscaldarsi, raramente può esplodere. Facendo delle ipotesi: si è lesionata la struttura che legava l’alternatore alla turbina! anche se l’alternatore solitamente sta sopra la turbina ma la pressione era talmente alta che l’acqua è entrata negli avvolgimenti in tensione. Come indicato nel caso specifico l’elettricità in uscita è di 17KV ed a questa tensione se entra l’acqua lo scoppio è assicurato!
3) In un impianto idroelettrico c’è una forte interconnessione tra le parti meccaniche e le parti elettriche, e le parti meccaniche sono alimentate da circuiti oleodinamici che potenzialmente portano fluido infiammabile che possono generare incendi decisamente importanti.
3) da quanto riferito i trasformatori risultano essere ubicati all’esterno, quindi non possono rientrare nella catena degli eventi.
4) Negli interventi straordinari che richiedono tempi molto lunghi (anni), come quelli in atto nella centrale, ENEL li considera come cantieri e quindi è prevista la nomina di CSP (Coordinatore per la Sicurezza nella Progettazione) e CSE (Coordinatore per la Sicurezza nella Esecuzione dei lavori).
In questo caso oltre ai POS (Piano Operativo di Sicurezza) di ogni singola ditta presente nella realizzazione dei lavori, deve essere elaborato dal CSP il Piano di Sicurezza e di Coordinamento (PSC) addirittura prima dell’appalto perché è sulla base di quanto in esso contenuto che può essere fatta una offerta sulla base di “costi della sicurezza” che non possono essere soggetti a ribassi!!!
Questo PSC dovrà essere aggiornato ed integrato dal CSE durante lo svolgimento dei lavori ed adeguato puntualmente alle inevitabili variazioni che si presentano nell’avanzamento lavori.
Questa strage sul lavoro che ha portato attualmente a 5 morti 2 dispersi e 5 feriti di cui uno in gravi condizioni, grida giustizia per le famiglie dei lavoratori deceduti in tempi brevi, ma la storia ci insegna purtroppo che le indagini che verranno fatte dai tecnici della Procura dureranno mesi se non addirittura anni. Inoltre e soprattutto questa ennesima strage sul lavoro chiede di mettere concretamente in atto il processo “apprendere dagli errori” per attivare quel processo di miglioramento continuo della sicurezza sul lavoro, che possa finalmente abbattere questo maledetto pedaggio in vite umane, di oltre 1.000 morti l’anno sul lavoro.